Paola Binetti: Sono integralista perché non cambio idee
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Paola Binetti: Sono integralista perché non cambio idee

Gli omosessuali? «Degni di rispetto, ma le nozze no». Irriducibile? «Solo coerenza dei fatti con i principi». Paola Binetti, candidata al Senato con la lista Monti, si toglie qualche sassolino dalla scarpa

Il padre, il figlio, la madre... «e lo Spirito Santo». Paola Binetti è deputato in quota udc. Tra i fondatori del Campus biomedico di Roma, università d’eccellenza per la ricerca, è da sempre eletta al ruolo di nemico giurato dal relativismo pop italiota per le sue battaglie a difesa dei «valori non negoziabili» e del «magistero della Chiesa».

Sono, questi, i giorni della sua campagna elettorale, capolista in Abruzzo per la lista Monti e lavora circondata da foto, cartoline e ritratti di Giovanni Paolo II. Mostra orgogliosa una mattonella: è una ceramica di Caltagirone. È sulla sua scrivania: «Me l’ha regalata Giuseppe Beretta, il futuro sindaco di Catania. Il Figlio, bambino, è già con la Croce tra le braccia. E la colomba, lo Spirito Santo, assiste la Sacra famiglia».

A proposito di famiglia: «Non ci sono ovuli nei testicoli», questo è lo slogan della manifestazione francese. Ma ci sarà mai, in Italia, una piazza così allegra, come a Parigi, contro le nozze tra omosessuali?
Ma la Francia arriva tardi rispetto all’Italia. Parigi scende in piazza quando già tutto è stato fatto. Sia il matrimonio sia le adozioni, grazie a François Hollande, sono legislazione per chiunque, siano omosessuali o meno. Il Family day, a Roma, l’abbiamo già fatto, ed è stato un grande successo. E c’è una gran bella differenza tra quello che succede nella patria dell’illuminismo e quello che abbiamo già fatto qui, culla del cattolicesimo.

Ed è, la differenza?
Che quella di Parigi è una manifestazione contro. Il Family day, invece, era una festa pro: pro vita, pro diritti, pro scuola, pro salute. E sono proprio orgogliosa che Mario Sberna, presidente delle Associazioni famiglie numerose, sia candidato nella mia lista, Scelta civica di Mario Monti, a conferma del proposito chiaro, chiarissimo, di stare dalla parte della natura.

Ci sarebbe anche il candidato Alessio De Giorgi, l’omosessuale raccontato da «Libero» con le foto in versione drag queen…
Sinceramente non so perché sia stato candidato, forse s’è creduto di dare una spolverata al tutto mettendo lui… Ma poi, no, non ha senso usare il verbo spolverare, come se dovessimo…

…come se fossimo noi stessi, noi reazionari (se mi concede questo istante d’intrusione), polvere da nascondere sotto il tappeto? Eppure lo «Zeitgeist», lo spirito del tempo, dà ragione agli Alessio De Giorgi. Dettano legge e comminano condanne secondo la loro inquisizione.
Sono a favore dei diritti di ogni individuo e contraria a ogni discriminazione. E dunque sono a favore dei miei diritti di cristiana e contraria alla mia discriminazione. Il pluralismo conformista non consente sconti a chi vive con coerenza la propria scelta di fede. È una tipica patologia dell’Occidente.

Tanto è vero che su Binetti si scatena il riflesso pavloviano del politicamente corretto. C’è sempre (polemiche sul ruolo di capolista in Abruzzo a parte) qualcuno che ne chieda l’interdetto a causa della sua fede cristiana.
Non c’è nulla nel mio impegno politico che possa dirsi estraneo al magistero della Chiesa.

L’interdetto però, a parte lei e Carlo Giovanardi, non viene reclamato per gli altri politici cattolici, Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi in testa.
Quando si fa coincidere con l’affermazione dei principi la coerenza dei fatti, s’incappa nell’accusa di integralismo. La destra non corre certo pericoli di coerenza, mentre a sinistra, e mi riferisco alla sinistra più consapevole, pure dichiarando esplicitamente di portare a casa con la vittoria elettorale i diritti, magari il matrimonio per tutti, l’incoerenza si rivela benefica: ed è quando si alza un’altra asticella. Non quella della pretesa di fare dei desideri un diritto ma di salvaguardare i diritti della famiglia.

Resta il suo integralismo.
Ecco, vorrei potere spiegare che la definizione è un’altra. Ed è quella di essere consapevoli dell’integrità di un’adesione alla fede in Cristo. La vera libertà è l’integrità. Sui temi etici e sui valori dobbiamo ancora scatenare tutte le risorse di libertà. Mi attengo all’insegnamento di Benedetto XVI, il regnante pontefice, quando dice: «Non c’è libertà senza verità».

Ecco, e il relativismo (lo dico io per non cagionarle anatemi e roghi) è tema di Shaitan, ovvero Satana. È in un campo avverso alla verità, il relativismo. Forse è scienza ma non è verità, giusto?
Joseph Ratzinger, oltre che un grande papa, è anche un professore di profonda dottrina. Mai come con lui il magistero ha seguito i percorsi della ragione. La battaglia per la vita, per esempio, la difesa dei bambini che altri vorrebbero fare adottare alle coppie omosessuali, è sostenuta da una rigorosa ricerca scientifica. E forse sarebbe opportuno studiare le fonti. Ecco, segnalo dal Social science research 41 il lavoro di Loren Marks. Così, a scienza si risponde con scienza.

Non è che la Chiesa ceda un po’ troppo alle lusinghe del mondo?
C’è un’intima natura cattolica in Italia che non può essere cancellata.

Lo sguardo di rimprovero che Elsa Antonioli, moglie di Mario Monti, rivolge al marito quando ciacola al telefonino durante la messa officiata dal Papa è una prova di questa intima natura cattolica?
Ma certamente, altroché. C’è una formula semplice ed efficace: si deve essere innovativi nella tradizione e tradizionalisti nell’innovazione.

Ma i fatti umani sono pur sempre troppo umani. E l’abito obbligatorio è quello del politicamente corretto, per cui lei sarà destinata all’interdetto, accusata di discriminare «gli aventi diritto», e dunque, niente più papà e mamma ma solo genitore uno e genitore due, com’è già accaduto nella cattolicissima Spagna, sì bella e perduta alla causa di Cristo Re.
Io non discrimino nessuno. I cristiani, che vengono nei giorni della storia quali martiri e vittime sono «naturaliter» paladini della libertà. Questo 2013 sarà l’anno dell’editto di Costantino.

«In hoc Signo vinces», per dirla in senso lato.
Fino al 313 i cristiani non potevano uscire allo scoperto, non avevano basiliche e le chiese, come quella di Santa Prassede, erano case. Erano abitazioni private e Roma, la città che oggi ha più università fra tutte le città al mondo, ricca di sapienza, di scienza e di ragione proprio perché fruttificata dalla Chiesa, fino al 313 non poteva avere né un campanile né una chiesa. Chi viene da questa storia non può che desiderare la libertà per tutti e, se c’è ancora chi patisce l’oppressione ed effonde se stesso nel martirio, oggi, quello è il cristiano. Lo vogliamo ricordare che Asia Bibi è condannata a morte in Pakistan per blasfemia nei confronti dell’Islam e nessuno tra i paladini del conformismo pluralista si erge a sua difesa?

Se è per questo, la Chiesa di Roma, l’Occidente e il conformismo hanno cancellato gli oltre 100 milioni di martiri cristiani uccisi in 70 anni di potere sovietico e materialista. Solo la Russia, oggi, accende le candele per loro. Come è stato possibile tutto ciò?
La storia necessita dei suoi tempi, che sono tempi lunghissimi, per diventare memoria. Pensi alla fatica che abbiamo dovuto affrontare per raccontare la verità sulle foibe. Ma, alla fine, la storia sa farsi largo con la sua verità. E la verità diventa libertà per tutti. E tutti, nella luce del vero, accenderanno le candele anche per questi martiri.

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