Ministri e lord protettori
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Ministri e lord protettori

Amici di lunga data. Consulenti. Familiari influenti. Una mappa per orientarsi nel vero potere che muove molte scelte dei titolari di dicastero. Soprattutto di quelli privi di una consolidata esperienza di governo.

Li potete scovare nell’anticamera del governo o nel gabinetto di un avvocato; nei partiti (sempre meno) o sulla poltrona di sindaco. Figure polimorfe, hanno in mano le password del potere. Il gioco dei protetti e dei "lord protettori" non è nato oggi, però nell’era dei rottamati sta vivendo una nuova giovinezza.

Prendiamo il ministero dello Sviluppo. Appena arrivata a palazzo Piacentini in via Veneto, Federica Guidi s’è trovata immersa in un’atmosfera bersaniana. Quindi, non ha stupito più di tanto la recente uscita del segretario generale Antonio Lirosi. Il ricambio dei "mandarini" è naturale: ma, come nel teatro greco, il deus ex machina scende dal cielo (anzi in questo caso da Bologna). Piero Gnudi, uomo-pendolo tra Romano Prodi e Pier Ferdinando Casini, è il commercialista di Guidalberto Guidi, papà di Federica, l’industriale della Ducati energia con il record di presenze in consigli di amministrazione. A 76 anni, Gnudi non è tipo da pensione; anzi, la ministro lo ha nominato commissario dell’Ilva al posto di Enrico Bondi. È stato al governo con Mario Monti (al Turismo e agli Affari regionali), sovrintendente alla privatizzazione dell’Iri dal 1997, è passato per Stet, Eni, Enichem, Credito Italiano, Enel, Confindustria.

I commercialisti felsinei contano anche su un altro rappresentante nel governo Renzi: Gian Luca Galletti, da sempre vicino a Casini, che dopo un percorso nell’Udc è sbarcato all’Ambiente. Non viene dal mondo verde e può essere un pregio, ma dicono che non manchi di competenze. Dottrina e abilità, lo stesso binomio che ha tenuto in piedi per tanto tempo Ercole Incalza il gran sacerdote delle infrastrutture, entrato nelle stanze dei bottoni con il socialista Claudio Signorile nel 1983. Inquisito 14 volte e 14 volte prosciolto, il suo nome è balzato fuori anche nell’inchiesta veneziana sul Mose. Maurizio Lupi lo ha riconfermato a pieni voti; del resto, già nel 2005 al meeting di Rimini il ministro lo presentava così al suo pubblico ciellino: "Un prezioso collaboratore di tutti noi, una figura eccezionale e un patrimonio per il nostro Paese".

Persino Angelino Alfano ha un tutor, sempre lo stesso dall’università. Si chiama Andrea Gemma, giovane e già pluridecorato: con lui il leader di Ncd ha stretto un sodalizio inossidabile. Il giurista insegna a Palermo e a Roma ed è titolare di uno studio con 30 associati (vi collabora anche l’avvocato Tiziana Miceli in Alfano). Con l’ultimo giro di nomine è entrato nel consiglio di Eni. Ma i suoi incarichi spaziano da Expo 2015 a partite sulfuree come la liquidazione di Valtur finita a Carmelo Patti, accusato di essere il prestanome del boss Matteo Messina Denaro.

Chi è poi il lord protettore di Federica Mogherini? Circola voce che Renzi la sopporti appena e l’idea di farla nominare alto rappresentante dell’Ue fosse l’occasione per un rimpasto in grado di ridimensionare il Ncd (con il 2 per cento ha 3 ministri, 2 vice e 6 sottosegretari). Nel partito è vicina a Dario Franceschini, ma il viatico gliel’ha dato Piero Fassino. Il sindaco di Torino aspirava al prestigioso incarico, anche se si era candidato Massimo D’Alema. Salvo sorprese, sono rimasti con le pive nel sacco.

Franceschini riappare dietro la diafana Marianna Madia, ma non è l’unico lord protettore: con Walter Veltroni, Enrico Letta e Renzi forma un poker d’assi. Guai a citare Giulio Napolitano. Quando un amore è finito se ne perde persino la memoria, secondo Calderon de la Barca. Il figlio del presidente è un giurista di nuova fama e studia la pubblica amministrazione, ma la riforma, precisa, "non l’ho mai vista né discussa". Se ne avesse corretto almeno le bozze, avrebbe superato subito l’esame dell’augusto padre costretto a scrivere lettere per evitare pasticci.

Passerà la prova di maturità Maria Elena Boschi? A sostenerla contro le insidie senatoriali c’è Renzi in persona. Anche se restano preziosi i consigli di papà Pierluigi che di politica ne mastica da sempre. Politica di provincia e politica democristiana, però con tanta storia (Amintore Fanfani, la Dc aretina). Molti hanno malignato sulla sua nomina a vicepresidente della Banca dell’Etruria (dove lavora anche il figlio Emanuele) che cerca marito e procura il mal di testa alla Banca d’Italia. Beghe di campanile, ma se il mondo è globale, l’elettore resta ancora locale.

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Stefano Cingolani

Stefano Cingolani, nasce l'8/12/1949 a Recanati e il borgo selvaggio lo segna per il resto della vita. Emigra a Roma dove studia filosofia ed economia, finendo a fare il giornalista. Esordisce nella stampa comunista, un lungo periodo all'Unità, poi entra nella stampa dei padroni. Al Mondo e al Corriere della Sera per sedici lunghi anni: Milano, New York, capo redattore esteri, corrispondente a Parigi dove fa in tempo a celebrare le magnifiche sorti e progressive dell'anno Duemila.

Con il passaggio del secolo, avendo già cambiato moglie, non gli resta che cambiare lavoro. Si lancia così in avventure senza rete; l'ultima delle quali al Riformista. Collabora regolarmente a Panorama, poi arriva Giuliano Ferrara e comincia la quarta vita professionale con il Foglio. A parte il lavoro, c'è la scrittura. Così, aggiunge ai primi due libri pubblicati ("Le grandi famiglie del capitalismo italiano", nel 1991 e "Guerre di mercato" nel 2001 sempre con Laterza) anche "Bolle, balle e sfere di cristallo" (Bompiani, 2011). Mentre si consuma per un volumetto sulla Fiat (poteva mancare?), arrivano Facebook, @scingolo su Twitter, il blog www.cingolo.it dove ospita opinioni fresche, articoli conservati, analisi ponderate e studi laboriosi, foto, grafici, piaceri e dispiaceri. E non è finita qui.

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