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Mattarellum 2.0: cos'è e a cosa può servire

No al ballottaggio, sì alle coalizioni, collegi uninominali, premio di maggioranza e rientro del proporzionale: la minoranza dem vuole imporsi su Renzi

L'Italicum appare sempre più lontano. Il destino della legge elettorale, approvata in via definitiva il 6 maggio del 2015, è infatti appeso a due variabili: il risultato del referendum costituzionale e la sentenza della Corte costituzionale attesa per i 4 ottobre. Due gli aspetti in discussione: il premio di maggioranza al secondo turno, considerato sproporzionato in un sistema politico che si sta ormai definendo come tripolare e che consentirebbe a un partito di ottenere 340 deputati anche con solo il 20% dei voti. E i capilista bloccati: un gran numero di eletti alla Camera non risulterà scelto direttamente dagli elettori attraverso il voto di preferenza ma, soprattutto per quanto riguarda i partiti più piccoli, calato direttamente dall'alto. Ecco dunque nelle prossime slide gli scenari che si stanno aprendo, e quale potrebbe essere l'alternativa: il Mattarellum 2.0.

La proposta

La battaglia interna al Partito Democratico da mesi si combatte proprio su questo fronte: Pier Luigi Bersani da mesi punta il dito contro il cosiddetto combinato disposto tra legge elettorale e riforma costituzionale che, a suo avviso, genererebbe un presidenzialismo di fatto non bilanciato da una sufficiente rappresentanza parlamentare.

La discussione ha infine prodotto una proposta alternativa all'Italicum, presentata alla Camera da Roberto Speranza, Andrea Giorgis e Federico Fornaro e intorno alla quale i proponenti contano di poter radunare anche le altre forze politiche (ad eccezione del M5S). In un'intervista a Il Foglio anche l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha suggerito che una revisione del sistema elettorale andrebbe presa in considerazione “nel senso di non puntare a tutti i costi sul ballottaggio, che rischia, nel contesto attuale (…) di lasciare la direzione del paese a una forza politica di troppa ristretta legittimazione nel voto del primo turno”. A suo avviso il modello con le più ampie chance di trovare la più ampia convergenza in Parlamento sarebbe un nuovo tipo di Mattarellum: il Mattarellum 2.0.

Cosa cambierebbe

E “Mattarellum 2.0” (detto anche Bersanellum in onore del capo della sinistra dem) è proprio il nome che i promotori hanno scelto per battezzare il sistema messo a punto e di cui sono state presentate le linee guida generali. Un sistema il cui obiettivo principale è quello di restituire spazio alla rappresentanza accanto alla governabilità privilegiata dall'Italicum che, di fatto, verrebbe completamente stravolto, azzerato, dal momento che il suo elemento caratterizzante, ossia il ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto più voti al primo turno e il cui risultato garantirebbe al Paese una maggioranza certa, sparisce. Mentre a riapparire sarebbero le coalizioni, i collegi uninominali e un meccanismo proporzionale di distribuzione di ciò che resta tra i vari partitini (destinati a rispuntere come funghi).

Come funziona

Il Mattarellum 2.0 assegna infatti 475 seggi (pari al 75%) attraverso collegi uninominali a turno unico (è utile ricordare che i collegi uninominali non sono mai piaciuti al centrodestra e che già due anni fa il Mattarella corretto con premio di maggioranza fu bocciato da Forza Italia e centristi). Tutto il resto (25%) verrebbe spartito proporzionalmente: 12 sarebbero i seggi riservati al collegio estero, 90 alla prima lista o coalizione (di fatto un premio di maggioranza pari al 14%) che comunque non può avere più di 350 deputati, 30 alla seconda lista o coalizione (il miglior perdente) e 23 (il cosiddetto “diritto di tribuna”) divisi proporzionalmente tra chi ha superato il 2% e ha ottenuto meno di 20 eletti nei collegi uninominali.

La posizione di Matteo Renzi

Al momento Matteo Renzi resta a guardare. Non incentiva la discussione, nonostante in molti gli suggeriscano di prendere in mano il timone di un'eventuale operazione di aggiustamento della legge, ma nemmeno la frena. In più occasioni sia lui che il Ministro Maria Elena Boschi hanno ripetuto che il Parlamento è sovrano e che se in Parlamento ci sono i numeri per cambiare l'Italicum loro certamente non si opporranno.

Se potesse decidere senza condizionamenti il premier probabilmente non ci penserebbe un attimo a stoppare la discussione. Il suo convincimento profondo è infatti che non si possa cambiare una legge elettorale solo per paura che vinca il M5S – è la democrazia, bellezza – ma in ballo c'è forse qualcosa di ancora più importante di un suo convincimento.

E la riforma costituzionale?

C'è in ballo infatti il destino della riforma costituzionale che pure nel tentativo di spersonalizzarne il significato, resta per Matteo Renzi la battaglia della sua vita e del suo Paese. Se, come dice Roberto Speranza, aprire a eventuali modifiche all'Italicum può aiutare “a prosciugare le preoccupazioni” sorte in merito agli effetti del combinato disposto, allora ben venga, quantomeno in questa fase, non opporsi a una discussione, non soffocare proposte di modifica da parte di chi è disposto, in cambio, a impegnarsi con maggiore “entusiasmo” di quello dimostrato fino a oggi nella difficile battaglia referendaria per il sì.

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