Legge di stabilità di Renzi piace più a destra che a sinistra
Giuseppe Lami/Ansa
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Legge di stabilità di Renzi piace più a destra che a sinistra

Movimento 5 stelle, Sel e una parte del Pd non sono per nulla convinti dei provvedimenti. I distinguo di Forza Italia

La legge di stabilità piace a destra, per niente a sinistra. Con qualche distinguo nel Pd, dove si alzano le solite voci critiche sul metodo "Renzi" e in Forza Italia dove se da un lato plaudono alle misure in favore delle imprese dall'altro rimangono scettici. Questa è la situazione il "day after" l'ennesima sciorinata di slides a Palazzo Chigi con le quali Matteo Renzi ed il Ministro dell'Economia Padoan hanno cercato di spiegare le misure contenute nella manovra economica che peserà 36 miliardi. Cosa ne pensano i partiti che in queste ore stanno spulciando il testo della manovra per preparare gli emendamenti.

Pd
Nessuna tassa in più dice Renzi, ma i 10 miliardi di tagli alle Regione qualche dubbio lo fanno venire anche ad un renziano della prima ora come Chiamparino e all'on. Carlo Dell'Aringa, ex sottosegretario al Lavoro con Enrico Letta. "Era da tanto tempo che non si assisteva ad una manovra espansiva come questa che si alimenta con il deficit. Il pericolo è che tagliando alle regioni poi possano aumentare i costi dei servizi territoriali, ma la speranza è che si riesca a tagliare sugli sprechi, su quelli che rimangono. Tuttavia questo aspetto non è tale da inficiare la manovra nel complesso. Dell'Aringa rimane dubbioso sul bonus assunzioni "perchè per come è scritto sembra destinato solo ai disoccupati o ai precari, se uno cambia posto lavoro non ne beneficia. E poi bisogna vedere se un miliardo su base annua permette di sussidiare meno di 200mila assunzioni, che non sono poche, ma non sono abbastanza".

Sel
Un altro che avrebbe voluto una manovra diversa e orientata più al lavoro è il capogruppo di Sel Arturo Scotto non vede svolte rispetto alla "vecchia politica dei tagli e anche i tagli fiscali alle imprese rischiano di non sortire gli effetti sperati" – spiegando che Sel "avrebbe messo risorse su investimenti sul lavoro e tutela del territorio nazionale". E' una manovra che dal punto di vista culturale è più dentro il centro destra che nel programma "Italia bene comune" sottoscritto da Pd e Sel alle scorse politiche", Anche sul merito Sel non ci sta. Se Renzi annuncia che non accetterà emendamenti, blindando il testo della manovra, il partito di Nichi Vendola presenterà una manovra alternativa basata su scuola, ricerca e innovazione. Introdurremo un "new deal green" con investimenti shock per la cura e tutela del territorio". Insomma si preannunciano una pioggia di emendamenti da parte dei partiti di opposizione che respingono al mittente quella logica per la quale il dibattito parlamentare sia una perdita di tempo.

Movimento 5 Stelle
Anche il Movimento 5 stelle promette battaglia in aula, ma a guardare le prime notizie Laura Castelli non è per niente soddisfatta di questa manovra. Però anticipa a Panorama che "la Commissione Bilancio di Montecitorio ha deciso oggi pomeriggio all'unanimità, che non approverà norme che vadano a sostenere localismi" – Aggiungendo che il testo "contiene tante promesse, come quella di finanziare alcune misure con i proventi del contrasto all'evasione fiscale, andando così anche contro le indicazioni della Corte dei Conti". L'on. Castelli procede per punti a smontare le slides di Renzi e sulla questione enti locali svela il paradosso che, a suo avviso, sta andando in scena in queste ore. "Ai comuni si allenta il patto di stabilità di 1,5 miliardi e poi però si mantiene il pareggio di bilancio fino al 2015. Questa manovra contiene dei meccanismi perversi, così come il taglio di 8,5 miliardi per gli enti locali e la manovra sull'Irpef che ricadrà direttamente sulle spalle degli amministratori"

Forza Italia
Contenti ma non troppo quelli di Forza Italia. Secondo il Presidente della Commissione Finanze di Montecitorio Daniele Capezzone nella manovra "resta il macigno della tassa sulla casa, di cui Renzi porta la responsabilità, l'ha confermata e aggravata all'inizio del 2014, e che rischia di aumentare ancora nel 2015. Sui tagli di spesa, non c'è stato coraggio né sui costi standard né sulle municipalizzate. E con il rischio, il candido Padoan lo ha ammesso, che in sede locale si provveda ad aumentare le tasse. Poi ci sono alcuni aumenti di tasse da capire bene, leggendo i testi. Così come va indagato il meccanismo che sarà alla fine effettivamente scelto per il Tfr, che potrebbe creare serissimi problemi alle imprese medio-piccole. E soprattutto va posta la questione delle mega-clausole di salvaguardia per i prossimi anni, tutte bombe fiscali destinate a esplodere ai danni dei cittadini".

Regioni e comuni
A protestare sono soprattutto i rapprensentanti delle regioni e dei comuni che avranno a che fare con ulteriori tagli e giudicando che molti sono sull'orlo del dissesto finanziario questa manovra rischia di essere il colpo di grazia. L'Upi parla di un rischio concreto che molti enti locali vadano al collasso con immediate ricadute sui cittadini cui non sarà più possibile assicurare i servizi essenziali. Il più passionario Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto annuncia le barricate contro i tagli in arrivo da Roma.

Anche questa manovra conferma la tendenza di ogni anno: scontenta un pò tutti.



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Sara Dellabella