Beppe Grillo
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Legge elettorale alla tedesca, perché Grillo frena

Ancora prima dell'incidente sull'emendamento Biancofiore, il Movimento 5 Stelle aveva molti dubbi sull'accordo con Pd, FI e Lega. Fiano: "La riforma è morta"

Forse si è già fermato il percorso alla Camera dei deputati della nuova legge elettorale, il cosiddetto sistema alla tedesca. Il patto a quattro tra Pd, Forza Italia, M5S e Lega subito vacilla. Il lato "debole" del quadrilatero? Il Movimento di Grillo, come facilmente prevedibile.

Il comico già nei giorni scorsi aveva mostrato dei mal di pancia, parlando di legge incomprensibile, per poi dare subito rassicurazioni (poco rassicuranti). Ora alla prima prova di voto segreto sbucano truppe di franchi tiratori. Il magmatico Beppe, pur continuando a sostenere la legge, richiama di nuovo i suoi iscritti a una consultazione on line

Il relatore Emanuele Fiano del Pd, all'ennesimo voltafaccia grillino, decreta però la fine: "La legge elettorale è morta".

Ecco cosa è successo e le motivazioni sulla frenata di Grillo. 


Cos'è successo alla Camera dei deputati

Il 6 giugno è arrivata in Aula la proposta di legge elettorale "alla tedesca", un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, con una quota di eletti direttamente in collegi uninominali. Il 7 giugno hanno avuto luogo i primi due voti segreti (e ce ne saranno altri 98), superati non senza affanno. A minarli ampie defezioni.

Il primo segnale arriva nel primo pomeriggio con il voto sulle tre pregiudiziali di costituzionalità presentate da Ap, Mdp e CI. Alla conta mancano 66 voti, con la Camera che boccia le pregiudiziali con 310 voti.

Lo spettro dei franchi tiratori aleggia ancora poco dopo. In serata, sull'emendamento di Domenico Menorello (CI) sui collegi, i contrari si fermano a 317, mentre salgono a 210 i sì. Il patto tra Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo dovrebbe invece contare 449 voti: 292 dal Pd, 88 dal M5S, 50 da FI, 19 in seno alla Lega.

I malumori dei pentastellati si fanno evidenti, con Renzi che va di stoccata: "I grillini cambiano idea sulla legge elettorale che loro stessi hanno voluto e votato. Sono passati due giorni e già hanno cambiato posizione?".

L'indomani, giovedì 8 giugno, l'aria non cambia. Stesso copione: emendamento presentato da Michaela Biancofiore per modificare il sistema elettorale in Trentino Alto Adige, voto a scrutinio segreto, franchi tiratori all'assalto, con tanto di giallo. Sul tabellone sono comparsi per alcuni secondi i voti palesi. Un disguido tecnico che però inchioda ancor di più il voltafaccia pentastellato. In base alle dichiarazioni di voto, la maggioranza a sostegno del testo Fiano era contraria all'emendamento, che invece è stato approvato. Il tabellone non mente: tra i sì c'è anche il voto favorevole dei 5 Stelle.

Fiano non può che constatare il de profundis della legge elettorale. 

Perché il Movimento 5 Stelle tentenna

Il Movimento 5 Stelle "non vuole affossare questa legge elettorale", assicura in Aula il deputato Danilo Toninelli, mente grillina dietro l'accordo a quattro. Allora, cosa turba i pentastellati?

Ci sono ragioni manifeste e, probabilmente, altre più striscianti e sotterranee.

Le loro perplessità alla luce del sole riguardano due modifiche che vorrebbero apportare alla legge elettorale: l'introduzione delle preferenze e del voto disgiunto.

Sul voto disgiunto, però, in Aula è stato presentato un emendamento a firma Mdp, bocciato con 322 contrari, 124 favorevoli e 82 astensioni. Gli astenuti sono stati proprio i pentastellati. Le loro giustificazioni? "Il M5S vuole inserire migliorie, vogliamo le preferenze e il voto disgiunto, ma questo emendamento punta ad affossare la legge perché chi lo propone se la fa sotto al pensiero di andare a votare": Toninelli dixit. Quindi il voto disgiunto va bene ai pentastellati solo se a proporlo sono loro?

Beppe Grillo dice di volere la legge, ma intanto invita di nuovo i suoi iscritti a dire la loro. Sul suo blog li chiama alle urne digitali: il testo di legge che uscirà dal voto degli emendamenti sarà "ratificato" dagli iscritti con una consultazione on line sabato 10 e domenica 11 giugno, prima del voto finale del provvedimento.

I dem hanno accettato il rinvio del via libera finale a martedì 13 giugno (rispetto a lunedì 12 giugno) per consentire a Grillo di mettere in linea i suoi. Si avrà così anche un giorno in più per digerire i risultati delle elezioni amministrative in programma l'11 giugno.

5 Stelle, identità in bilico tra movimento e partito

Ma qual è la verità vera dietro ai malumori pentastellati? Grillo da parte sua andrebbe a votare quanto prima, anche adesso. Potrebbe così smarcarsi da ogni sospetto di essere diventato "come gli altri". Essersi messo al tavolino con la "casta", per partorire una legge elettorale condivisa, mina l'identità del Movimento 5 Stelle. Rompere l'accordo sul "tedesco" lo riporterebbe nel gruppo dei "dissidenti", di quelli contro il sistema. Rimanere nel conciliabolo dei quattro rischia di dare un nuovo volto ai M5S: quello di un partito. "Ci darebbe il benvenuto nel club dei partiti", ha sospirato un deputato grillino alla buvette, come riporta il Corriere della Sera

Se Grillo restasse a bordo dell'intesa, sarebbe un bel colpo per Renzi, che incasserebbe legge elettorale e stoccata contro i pentastellati, che perderebbero il loro appeal sui cittadini arrabbiati. 

E perché Grillo e fedeli hanno così interesse al voto disgiunto? I candidati pentastellati non sono molto radicati nel territorio: con il voto disgiunto i 5 Stelle, pur non raccogliendo voti per i loro deboli candidati nell'uninominale, riuscirebbero a incassare suffragi per il Movimento nella quota proporzionale. 

Al di là delle rincuoranti esternazioni pubbliche, i 5 Stelle vivono una evidente e vivace spaccatura interna, con Toninelli accusato di aver abbassato troppo la testa con Renzi e di aver ottenuto scarsi risultati. Gli insoddisfatti rumoreggiano. Grillo e Casaleggio junior cercano di riordinare i ranghi.
Il voto sulla legge elettorale è uno spartiacque. E non solo sul destino del governo Gentiloni. Anche Grillo si gioca il futuro, quello del Movimento.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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