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La "Norma De Luca": cos'è e perché tutti protestano

I governatori potranno ricoprire l'incarico di Commissario della Sanità regionale. Il presidente campano e quello calabro potrebbero beneficiarne da subito

Via libera, nonostante le ripetute proteste delle opposizioni che avevano chiesto anche il voto nominale, all'emendamento alla legge di Bilancio che riscrive le regole per i commissariamenti della sanità, consentendo di nuovo ai governatori di ricoprire l'incarico. La cosiddetta "norma De Luca". Ed è subito polemica.

Chi ne beneficia da subito
Il nomignolo deriva dal fatto che il presidente della Campania, assieme al presidente della Calabria, Mario Oliverio, potrebbero beneficiare sin da subito del cambio di passo. La scelta di dividere governatore da commissario era stata fatta proprio dal governo Renzi due anni fa, con la Legge di Stabilità per il 2015, per evitare abusi o storture nella sovrapposizione delle due figure.

Dietro le quinte, però, il braccio di ferro tra favorevoli e contrari è stato duro. La prima a dire un no secco, infatti, è stata il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che già sabato aveva fatto pervenire il parere negativo del ministero alla proposta. Aspre critiche anche dalle opposizioni, Sinistra italiana e Movimento 5 stelle in testa. Ma il Pd ha ritoccato e messo in votazione la norma. 

Il ritocco alla norma
La misura è stata infatti riformulata dal relatore Mauro Guerra (Pd), prevedendo, oltre alla cancellazione dell'incompatibilità del commissario con altri incarichi istituzionali in Regione, anche un check ogni 6 mesi da parte del tavolo di monitoraggio dei piani di rientro e del comitato Lea. Una soluzione che per le opposizioni, come spiega Rocco Palese, peggiora addirittura la norma perchè "si torna all'automatismo del governatore-commissario previsto dalle norme Tremonti" mentre la possibilità di scegliere un tecnico arriva solo in seconda battuta, se le verifiche dovessero non essere positive.   

Le accuse delle opposizioni
Oggi, accusano le opposizioni, si torna e si darebbe mano libera "a De Luca di fare il bello e cattivo tempo a suo piacere sulla sanità" attacca il Movimento 5 Stelle, bollando la mossa come una "schifezza" che risponde a logiche "clientelari". Ma la battaglia dei 5 stelle contro il governatore campano va oltre la sanità: De Luca finisce sotto tiro, con tanto di esposto all'Antimafia e in procura, per le parole pronunciate in occasione di un incontro con amministratori locali a cui chiede il voto. "In un paese civile sarebbe in galera" dice Luigi di Maio. Ironica la replica di De Luca, secondo il quale in un paese "civile a Luigino di Maio toglierebbero i 13mila euro di stipendio e lo manderebbero a comprarsi la merendina".   

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Redazione