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Dopo il referendum: l'ipotesi del Governo tecnico

Il presidente del Consiglio ammette che in caso di vittoria del no potrebbe essere una soluzione

"Il rischio del governo tecnico c'è, è evidente". Matteo Renzi ormai lo dice a chiare lettere. Se vince il No al referendum non solo resterà "la Casta", ma potrebbero tornare gli "inciuci" o gli esecutivi alla Monti, "subalterni all'Europa".

E così lancia un messaggio che possa giungere anche alle orecchie degli elettori del centrodestra. Perchè a sette giorni dall'apertura delle urne la partita è "apertissima". E va combattuta "dappertutto". Anche a casa di Silvio Berlusconi, nello studio di Canale 5, dove il Cavaliere viene accolto da esplosioni di applausi e dal "Silvio, Silvio" a lui caro. "Vincerà il No poi faremo una legge elettorale proporzionale e andremo al voto", lo sfida l'ex premier.

Intanto nell'ultima domenica pre-elettorale un agguerrito corteo del No si snoda nel centro di Roma blindato, urla slogan contro il governo e fa bersaglio Bankitalia del lancio di uova. Il Paese è lacerato?: "Il 5 dicembre l'Italia tutta insieme dovrà andare avanti", assicura Renzi dal "salotto" Mediaset di Barbara D'Urso, dove si confronta con Berlusconi ("Purtroppo a distanza", si rammarica).

Il leader di FI torna ad accusare il campione del Sì di essersi fatto "su misura" una riforma "inaccettabile", mentre non si cura dei "15 milioni di italiani che sono poveri". E spiega ai suoi elettori che per fare "il bene della democrazia" devono votare No a un governo "non eletto" ("Io ho preso 200 milioni di voti, lui 112mila").

Mezz'ora dopo, Renzi si siede sulla stessa poltroncina bianca e prova a convincere il pubblico berlusconiano che potranno pur votare il Cavaliere alle prossime elezioni, ma intanto devono dire Sì per contrastare la Casta e la burocrazia. "La gente non ne può più di un Paese bloccato: la Corte Costituzionale ci ha impedito di licenziare i furbetti del cartellino", dice con riferimento alla bocciatura della riforma Madia. "L'occasione non ricapita: se vince il No vi guarderò con i pop corn discuterne per i prossimi 20 anni alla tv".

Il premier lo dice in tv e lo ripete nei tre eventi di giornata a Torino, Monza e Bologna: il voto non è sul governo ma solo il Sì può evitare le sue dimissioni o l'arrivo di governi
tecnici alla Monti (ma Mario Monti ribatte: "Resti anche se perde"). "Un ministro - racconta Renzi - in Cdm mi ha chiesto: chi ce l'ha fatto fare, ha senso giocarci tutto sulle riforme?
Sì, è la risposta. Il governo è nato per fare riforme attese da 35 anni".

Riforme, come dice Enrico Zanetti, che se proposte al contrario non troverebbero alcun consenso: "se questa riforma fosse già in vigore - chiede - voi la cambiereste per riavere
una seconda Camera doppione della prima, per aumentare i parlamentari, far tornare il Cnel?".

Renzi assicura di non voler instillare "paura" negli elettori, ma dice a chiare lettere che una "ricaduta" sul governo col No ci sarebbe. E torna ad avvertire che la "vecchia guardia" sta giocando la partita per "tornare a governare".

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Redazione