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ANSA/GIORGIO ONORATI
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Ddl anticorruzione: arriva il sì della Camera

Il falso in bilancio torna reato e le pene per le società diventano più severe

La Camera ha approvato definitivamente il disegno di legge anticorruzione, votato nello stesso testo del Senato. I voti favorevoli sono stati 280, i contrari 53 e 11 gli astenuti. Il provvedimento di fatto reintroduce il falso in bilancio, rivedendone il carattere da "reato di danno" a "reato di pericolo", e aumenta le pene per i reati contro la Pubblica amministrazione. In base alle nuove misure varate dal Parlamento le false comunicazioni sociali tornano ad essere un delitto punito con il carcere. Se la società è quotata, chi commette il falso in bilancio rischia la reclusione da 3 a 8 anni; se non quotata, da uno a 5 anni.

Si procede sempre d'ufficio, a meno che non si tratti di piccole società non soggette al fallimento, per le quali vale una sanzione ridotta (da 6 mesi a 3 anni). La sanzione risulta ridotta anche nel caso di fatti di lieve entità, mentre è prevista la non punibilitè per gli illeciti di particolare tenuità.

L'uso di intercettazioni è possibile solo nel falso in bilancio di società quotate. Quanto alla responsabilità amministrativa degli enti, raddoppiano le sanzioni pecuniarie (fino a 600 quote nel caso di società in Borsa e a 400 per le non quotate). La nuova normativa sui delitti contro la Pubblica amministrazione inasprisce, inoltre, le pene per peculato (da 4 anni a 10 anni e 6 mesi), corruzione propria (da 6 a 10 anni) e impropria (da 1 a 6 anni), induzione indebita (da 6 a 10 anni e 6 mesi). Quanto alla corruzione in atti giudiziari (da 6 a 12 anni nell'ipotesi base), la condanna può salire fino a 20 nei casi più gravi. Restano invece invariate le sanzioni della concussione, che viene però estesa anche all'incaricato di pubblico servizio. Chi collabora potrà godere di uno sconto di pena da un terzo a due terzi.

L'attenuante per "ravvedimento operoso" è riconosciuta a chi si adopera efficacemente per evitare conseguenze ulteriori del delitto, per assicurare le prove e individuare i colpevoli o per il sequestro delle somme trasferite. Nei reati più gravi contro la Pa non si potrà più patteggiare se prima non si è integralmente restituito il prezzo o il profitto del reato e in caso di condanna, il colpevole è comunque sempre obbligato a pagare l'equivalente del profitto o quanto illecitamente percepito. Per licenziare un dipendente pubblico corrotto basterà poi la condanna a 2 anni di carcere, mentre il divieto di contrattare con la Pa potrà arrivare fino a 5 anni.

Il Parlamento affida inoltre più poteri all'Anac, che dovrà essere informata dai Pm ogniqualvolta si proceda per reati contro la Pa. Specifici obblighi informativi verso l'Autorità nazionale anticorruzione sono posti anche a carico delle stazioni appaltanti. La legge interviene infine sui reati di mafia, con una serie di aumenti di pena.


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Redazione