Congresso Pd: "Non è tempo per noi"
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Congresso Pd: "Non è tempo per noi"

Nessuna certezza sulla data e sulle regole. Ecco perché e come siamo arrivati a questo punto (caotico)

Diciamolo chiaramente: l'ormai mitologico “Congresso del Pd” non s'ha da fare.

Almeno non entro quest'anno. E, con buona pace di renziani, civatiani, cuperliani, puppatiani, che infatti non ci vedono più dall'insofferenza nei confronti del triumvirato di temporeggiatori Letta-Bersani-Franceschini più il segretario Guglielmo Epifani.

Di fatto mentre il primo gruppo vorrebbe che fossero stabilite al più presto le regole e una data certa, il secondo rimanda. Perché? Da una parte perché aspetta di conoscere le intenzioni di Silvio Berlusconi dopo la condanna e la prossima decadenza da senatore, dall'altra perché ha bisogno di tempo per trovare l'anti-Renzi.

Pare che Roberto Speranza, capogruppo alla Camera, abbia ad oggi le maggiori chance. Di far di nuovo perdere il Pd, s'intende.

Gianni Cuperlo, quello tra gli attuali candidati alla segreteria con il profilo più adatto a guidare un partito smarrito, disorientato, sfilacciato, diviso, nei progetti di Bersani&co dovrebbe infatti ritirarsi dalla corsa.

E Matteo Renzi, che chiunque che non sia il Pd candiderebbe alla premiership senza nemmeno farlo passare per le primarie, pure.

I due potrebbero essere un ottimo tandem per il centrosinistra con il primo alla guida del Nazareno e l'altro di Palazzo Chigi.

Ma il sindaco l'ha detto chiaramente che intanto finché ci sono loro lui non prenderà i voti che gli servono a vincere le elezioni. Ma “loro” chi? Loro, quelli che si farebbero passare sul proprio cadavere prima di lasciare il partito nelle mani del giovane rottamatore; quelli che oggi lo rassicurano: “tranquillo, non ti candidare alla segreteria che poi ti facciamo fare il premier” e che al momento giusto gli metterebbero i bastoni tra le ruote opponendogli, per esempio, un Roberto Speranza, così, giusto per fargli un dispetto, costi quel che costi, fossero anche le elezioni.

Altrimenti perché cercare oggi un “anti-Renzi”? Perché rimandare ancora la data del congresso? Per logorare il sindaco, è ovvio, in attesa che sia Berlusconi a decidere il destino delle larghe intese e quindi anche delle vicende interne al Pd.

Alla Festa dell'Unità, ops Democratica, di Castelfranco Emilia, lui, Matteo, l'aveva detto: “Possiamo fare almeno il nostro congresso senza preoccuparci di Berlusconi?”.

Risposta: no.

Non a caso si è aspettato fino ad oggi (a ieri) per riunire una Direzione che doveva svolgersi a fine luglio per stabilire data e regole del congresso e che era stata rimandata proprio a dopo la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.

Ma nemmeno ieri si è riusciti a decidere qualcosa. Hanno parlato solo Letta, Epifani e una senatrice, Magda Negri, che ha tentato inutilmente di sapere se le primarie si faranno o no il 24 novembre.

A una prima risposta affermativa di Marina Sereni, è seguita infatti la nota del partito che ha di nuovo rinviato la questione alla prossima Assemblea del 20 o 21 settembre.

E' evidente: né Letta e l'ala governativa dei democratici né tantomeno Epifani (che probabilmente accarezza l'idea di rimanere al suo posto), con la scusa delle risposte da dare al Paese, delle riforme, della nuova legge elettorale, hanno intenzione di mollare Palazzo Chigi prima della fine del 2014 quando si sarà concluso il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.

Fare un congresso in tempi brevi e che arrivi magari ad eleggere come nuovo segretario Matteo Renzi, metterebbe invece subito la parola fine al governo delle larghe intese perché se non dovesse essere Berlusconi a decidere di staccare la spina al governo, magari per farsi rieleggere dagli italiani a fine ottobre, ultima finestra utile, o comunque per dedicarsi al lancio della nuova Forza Italia con Marina candidata premier, un attimo dopo lo farebbe il sindaco.

Ma per perdere qualche altro milione di voti e migliaia di iscritti c'è ancora tempo. Il nostro, a differenza di quanto si illude Renzi, non è ancora arrivato. Aspettiamo.

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Claudia Daconto