Chiacchiere estive del Palazzo mentre l'Italia affonda
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Chiacchiere estive del Palazzo mentre l'Italia affonda

Mentre l’euro soccombe e il sistema mondiale esplode, sentire Gasparri o Finocchiaro parlare ancora di preferenze non genera fastidio ma solo enorme tristezza

Ogni tanto passano le immagini della Costa Concordia arenata al Giglio: logora, marcita, simbolo nautico delle malefatte nazionali. La Concordia è come la politica italiana: non se la fila più nessuno, a parte qualche turista necrofilo. Entrambe fuori luogo e fuori tempo. Entrambe in balia delle correnti, marine e di partito. Entrambe  inermi dinanzi alla tempesta, marittima e finanziaria. Entrambe naufragate penosamente, dopo decenni di bagordi nel salone delle feste.

Mentre l’euro soccombe e il sistema mondiale esplode, sentire Gasparri o Finocchiaro parlare ancora di preferenze, “premio di maggioranza agganciato al partito o alla coalizione”, e “superamento del porcellum”, e “semipresidenzialismo alla francese coniugato con sistema alla tedesca e soglia di sbarramento al 10 o forse al 15 o perché no al 20 come fosse antani con scappellamento a sinistra”, beh, tutto questo  oramai non fa più rabbia: fa pena. Mentre lo spread ci sta ipotecando il futuro, leggere sulle agenzie di stampa di “Casini che prova ancora a mediare tra Bersani e Alfano” , “impossibile andare avanti con doppie maggioranze”, “governo che striglia ABC”, e “basta con il doppio gioco con la Lega”, e “nessuno deve restare col cerino in mano”, e “voi fate tattica sulla pelle del Paese, e “noi non subiremo questo gioco al massacro”, beh, tutto questo oramai non genera fastidio: al massimo tremenda tristezza. E non serve un fine notista politico per percepirlo. Basta Loredana Berté: “È solo un film in bianco e nero visto alla tv / manifesti già sbiaditi di pubblicità / stanche parabole di vecchi gabbiani”. Era “il mare d’inverno”, anno 1983. O se volete, la politica d’estate, anno 2012.

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Federico Novella