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ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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"Affittopoli" a Roma: numeri e cifre del nuovo scandalo

100 milioni di euro l'anno: tanto costa ai cittadini romani mantenere gli inquilini che pagano pochi euro per vivere in appartamenti del Comune

Tra gli scandali che ciclicamente si riaffacciano sulle pagine della cronaca romana dei giornali c'è quello tradizionalmente definito “affittopoli”. Da almeno 25 anni, infatti, ogni tot mesi si torna a parlare e a scandalizzarsi, appunto, per le centinaia di immobili di proprietà del Comune di Roma affittati a prezzi stracciati a inquilini che, talvolta, non versano né quelle cifre irrisorie (8 milioni di euro evasi ogni anno) né tantomeno l'importo delle bollette (18 milioni). Per un danno alle casse dell'amministrazione di 100 milioni di euro l'anno.

Qualche numero
Per colpa della crisi immobiliare che ha investito il nostro Paese e in particolare le grandi città, nella Capitale i prezzi delle case, sia per quanto riguarda le vendite che gli affitti, sono crollati e una vera ripresa ancora stenta a palesarsi all'orizzonte. Oggi si può facilmente trovare un appartamento di 65 mq in via dei Serpenti, nel cuore del rione Monti, a 1.150 euro al mese. Appartamento ristrutturato, riscaldamento centralizzato, stabile di pregio.

Vi sembra tanto? Evidentemente non abitate a Roma. A via Merulana, a due passi da Colle Oppio, 80 mq li danno a 1.300; con 2.500 euro al mese c'è anche un delizioso bilocale di 100 mq adiacente Piazza del Popolo (fonte Immobiliare.it). Poco, molto poco, ma mai così poco come i 10,29, 30 centesimi al giorno, richiesti al fortunato inquilino dell'immobile situato nella zona di Borgo Pio, vicino Piazza San Pietro, o dei 24,41 per abitare in Corso Vittorio Emanuele, dei 23,36 per quello con vista Fori Imperiali, dei 23 per via dei Coronari e dei 174 per 122 mq a via Labicana, che incrocia via Merulana dove, per 80 mq ce ne vogliono almeno 1.300.

Di che si tratta? A chi appartengono questi spazi? Chi li occupa?
Dunque, il Comune di Roma è proprietario di circa 60mila immobili. Tra questi c'è un po' di tutto: case popolari, appartamenti e negozi affittati a privati, musei, sedi di associazioni e partiti. Gli affittuari sono persone o enti privati ai quali, nella maggior parte dei casi, non è mai stato chiesto di stipulare un nuovo contratto o una nuova convenzione adeguando il canone d'affitto al valore catastale aggiornato (anche perché talvolta il valore catastale non è mai stato aggiornato). Un esempio? L'Ordine di Malta svolge le proprie attività all'interno di un bel palazzetto storico, tutelato dai Beni culturali, con sede in Piazza dei Cavalieri di Malta, concesso attraverso una convenzione stipulata nel 1946, scaduta nel 1980 e mai rinnovata. Prezzo dell'affitto? 12 euro l'anno.

I tentativi dei sindaci e del prefetto Tronca
Negli anni le amministrazioni guidate prima da Walter Veltroni e poi quella presieduta da Ignazio Marino hanno tentato di dismettere parte dell'enorme patrimonio immobiliare del Comune. Veltroni incassò allora circa 170 milioni. Marino, che aveva calcolato entrate per 300 milioni inserite addirittura nel bilancio previsionale, praticamente niente. Dei 700 immobili messi all'asta, la stragrande maggioranza è rimasta invenduta e quindi sul groppone dei romani.

Adesso il prefetto Tronca ha stilato una lista di circa 570 case, tutte fuori legge, vuoi perché il valore catastale non è stato aggiornato, vuoi perché gli inquilini sono abusivi, vuoi perché sono morosi, che finirà dritta dritta sul tavolo del procuratore Giuseppe Pignatone. Già ieri c'è stato un vertice per fare il punto sulla vicenda e le verifiche non mancheranno.

Ciò che però non dovrebbe mancare, soprattutto a livello di amministrazione, sono i provvedimenti. Tronca ha promesso che userà il pugno di ferro. Ma quanti lo hanno già fatto prima di lui senza che ai roboanti annunci seguissero fatti altrettanto clamorosi? La novità introdotta da Tronca è che, oltre agli sfratti, oggi l'obiettivo è anche quello di individuare e punire i dirigenti responsabile di questa ennesima vergognosa pratica illegale protratta per anni e anni a danno dei cittadini. Secondo un'indagine del Comune, nel 2013 gli immobili affittati a privati erano 43mila per un incasso di 27 milioni di euro all'anno, 50 euro al mese a fronte di oltre 250 di spese per lavori di manutenzione e altro. Perdita secca annua: 111,8 milioni.

Le strade possibili
In realtà, in tutto ciò non c'è nulla di nuovo, il caso è noto da tempo. E ogni volta che riemerge a rinnovarsi sono soprattutto la rabbia e l'indignazione (meno le contromosse di chi amministra) di tutti coloro che versano regolarmente affitti e bollette più o meno adeguati all'abitazione in cui risiedono. Di chi abita per esempio a Ponte di Nona, periferia est della Capitale, e spende 600 euro al mese per 50 metri quadri. Le strade che il Campidoglio sarebbe tenuto a percorrere a questo punto sono due: la prima riguarda gli inquilini che o pagano il dovuto (aggiornato ai prezzi di mercato) e saldano il pregresso non versato o devono essere sfrattati. La seconda deve invece puntare dritto al cuore della macchina amministrativa. Agli uffici dove si annida il malaffare, la corruzione, l'illegalità che hanno spolpato le risorse di questa città e la fiducia che i cittadini nutrono nei confronti delle istituzioni.

Non è facile, ma è necessario. Ed è fondamentale che chiunque sarà chiamato a guidare Roma nei prossimi 5 anni si impegni a portare a termine tale operazione di pulizia che il commissario Tronca, in soli 4 mesi (tanto è il tempo che ci separa dalle prossime elezioni amministrative), non avrà il tempo materiale di concludere. A questo proposito va detto che non basta individuare i dipendenti capitolini infedeli e punirli trasferendoli da una parte all'altra. Perché i regolamenti oggi li tutelano. Nel senso che tutte le sentenze del Tar che hanno avuto come oggetto ricorsi contro provvedimenti punitivi nei loro confronti sono state vinte dai ricorrenti. Quindi, oltre i contratti delle case, bisogna cambiare anche i regolamenti. E in fretta.

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Claudia Daconto