Idea, rottamiamo i sessantottini
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Idea, rottamiamo i sessantottini

Secondo Bankitalia la generazione del ’68 è quella che ha avuto più di tutte le altre lasciando ai figli il peso di un debito insostenibile: l'articolo de Linkiesta

L'amara conclusione è di Riccardo Puglisi, autore di un'inchiesta (scusate il bisticcio) su Linkiesta, che - partendo da un'analisi comparata basata sulla progressione del reddito delle varie fasce di età di cittadini italiani dal 1991 a oggi - ha scoperto che la generazione del 68, quella grosso modo che va dai 54 ai 65 anni, è quella che ha ricevuto di più di tutte le altre senza lasciare nulla.

O meglio, lasciando sul groppone delle successive generazioni, la quota più rilevante del debito pubblico italiano:  «Quello che mi lascia l’amaro in bocca - scrive Puglisi in questo che è oggi l'articolo più letto di tutto il sito - è la sostanziale ipocrisia della generazione precedente, nata negli anni ’40 e ’50: alla maniera del Principe di Salina, si potrebbe dire che questo stratagemma di usare belle idee rivoluzionarie per prendere il potere - e una quota sostanziosa del reddito nazionale - ha tolto alle generazioni successive il fascino della politica come strumento per realizzare cose buone e concrete. Cara generazione dei padri e delle madri, è ora di fare un po’ di conti con noi: non è solo questione di spesa pubblica generosa, che ha contribuito a renderti ricca negli anni delle vacche grasse, e ad accumulare debito pubblico. Anche l’entusiasmo per la politica l’avete comprato facendo debiti. Che dobbiamo pagare noi».

Non si tratta in questo caso di un affondo politico contro i formidabili anni descritti in un libro da Mario Capanna, come sovente hanno fatto, anche negli anni scorsi, gli intellettuali conservatori italiani. Si tratta di un'analisi basata sulla cruda realtà dei numeri, fonte Bankitalia. E perciò destinata a far discutere.  La generazione dei padri, è la conclusione di Puglisi, ha fallito non solo politicamente. E ha lasciato al Paese, e ai suoi figli, un Paese immobile, gerontocratico e in ginocchio.

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