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Fare oggi qualsiasi tipo di previsione sul futuro del Pdl è, in assoluto, la cosa più difficile della politica italiana

di Paolo Del Debbio*

Fare oggi qualsiasi tipo di previsione sul futuro del Pdl è, in assoluto, la cosa più difficile della politica italiana. Troppi sono i punti oscuri e troppe le variabili delle quali è difficile ipotizzare alcunché. Silvio Berlusconi cosa farà? Farà il suo partito? Spesso, ormai da un po’ di tempo, Berlusconi sostiene che il Pdl non è più un prodotto politico appetibile per gli italiani. Secondo lui, con il Pdl il centrodestra non va da nessuna parte e le primarie non risolvono il problema. Angelino Alfano è, come direbbero i vecchi comunisti, oggettivamente in una posizione molto difficile. Possiamo dire che il quid lo ha ampiamente mostrato. Anzi è al passo successivo, è già alla ricerca del quod: cosa fare? Se Alfano pensa che il Pdl senza Berlusconi possa avere una sua consistenza (magari anche piccola), io penso che sia nel vero. Bene o male chi ha militato in questi anni in Forza Italia, in An e nel Pdl, chi ha speso passione, tempo ed energie a mettere su questo movimento, sarebbe dispiaciuto di vederlo morire. Non sto parlando di qualche parlamentare attaccato alla sedia, ma di militanti di base. Secondo me, però, il problema è un altro: al di là di quello che faranno Berlusconi e Alfano (e, nebbia in Val Padana, «quelli del centro»), c’è ancora spazio per un partito che porti avanti la rivoluzione liberale? Per chi ha a cuore questo tutto il resto è secondario. Che lo faccia x o che lo faccia y l’importante è che non ci troviamo al punto z in cui siamo ora. Fossi in Alfano la butterei subito sui contenuti. Facendo così, farà comunque un bene per l’Italia.
*fondatore di Forza Italia, conduttore tv

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