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Ostellino: Non lo faranno andare lontano

Il governo dei tecnici ha delegittimato la politica in generale, ma il governo Berlusconi in particolare

di Piero Ostellino

«Questo è un Paese dove un signore come Silvio Berlusconi genera invidia sociale e sospetto che si sia arricchito con l’evasione. Gli italiani hanno paura della libertà perché significa responsabilità. Chiunque voglia cambiare, modernizzare, viene emarginato o spedito in Tunisia, come toccò a Bettino Craxi».

Quindi, lei, Piero Ostellino, editorialista ed ex direttore del «Corriere della sera», è pessimista sulle sorti del Pdl?
Sì, io temo, e non perché sono un elettore del Pdl e di Berlusconi (non voto da 30 anni), che non vada da nessuna parte. E non solo per la crisi identitaria del partito e del suo capo carismatico. Il governo dei tecnici ha delegittimato la politica in generale, ma il governo Berlusconi in particolare.

Ha maggiori possibilità il Pd?
Il Pd è più dinamico perché non ha un capo carismatico e mostra maggiore pluralità di offerte.

Da liberale, però, come giudica il fatto che dal Pd e dal centro simil-Dc non vengano vere proposte di innovazione come la riforma costituzionale o della giustizia?
Il Pd in quanto erede della sinistra storica è il partito conservatore per eccellenza, e non nel senso anglosassone del termine. È un partito reazionario nella concezione conservatrice europea.

Perché quindi non dà chance a un ritorno di Berlusconi?
Perché in Italia il gramscismo (occupazione delle casematte) ha ottenuto grande consenso nella cultura, nella magistratura, nell’editoria. La borghesia non si definisce liberale, ma progressista. C’è una cultura dell’egualitarismo per la quale gli imbecilli sono uguali agli intelligenti. Una casa con ascensore è un bene di lusso e se si comprano le scarpe ogni 2 anni si viene sospettati di evasione. Sembra una fotografia della Ddr. (Paola Sacchi)

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