Thailandia, follie da colpo di stato
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Thailandia, follie da colpo di stato

Vietate le magliette colorate e con scritte "pericolose", i tramezzini e la lettura in pubblico. In compenso sono tutti obbligati ad essere felici

Con il colpo di stato del mese scorso "la Thailandia è uscita da una situazione di stallo terribile che stava paralizzando il paese da mesi": sono queste le parole con cui l'ex primo ministro Surakiart Sathirathai ha cercato di spiegare al suo popolo che "questa volta il colpo di stato permetterà al paese di costruire una base più forte per un governo democratico in grado di rispettare la legge e l'uguaglianza davanti alla legge". Senza dimenticare che si era arrivati alla situazione in cui "i manifestanti anti-governativi venivano attaccati quasi ogni notte: decine di persone sono state uccise e centinaia sono state ferite", e mantenere l'ordine era diventato impossibile visto che qualsiasi forma di compromesso o possibile riconciliazione è stata rifiutata.

Eppure, a cinque settimane di distanza dal diciannovesimo colpo di stato che ha scosso la Thailandia, la situazione nel paese non è certo migliorata, né si respira serenità nelle strade. Anzi, la giunta militare al potere (pardon, il "Consiglio per il mantenimento dell'ordine e della pace nazionale") non solo non ha ancora chiarito se e quando ci saranno nuove elezioni, ma anche identificato una serie di nuove "espressioni" o "proteste silenziose" da combattere con la repressione assoluta. Divieti folli che rischiano di risucchiare la nazione in una spirale di terrore che non ha precedenti.

Purtroppo il livello di controllo (censura?) voluto dai militari per preservare la stabilità della nazione (o per evitare di far scoprire al mondo che alla violenza degli scontri tra camicie gialle e rosse si è semplicemente sostituita altra violenza, quella tra soldati e manifestanti?) è tale da rendere difficile la comunicazione con questa nazione del Sudest asiatico. Eppure, nell'era di internet c'è sempre qualcuno in grado di scavalcare muri o evadere prigioni virtuali. Lo conferma un recente articolo pubblicato dalla testata americana Global Post , che ha messo nero su bianco le denunce dei suoi informatori nel paese.

Stando ai loro racconti, in Thailandia sarebbe illegale anche mangiare un tramezzino, farsi sorprendere con gli occhi incollati alle pagine di 1984 di George Orwell, o addirittura sembrare tristi. Qualcuno lo aveva detto che i militari avrebbero presto imposto al paese la loro dottrina dello "state zitti e fidatevi di noi". Tuttavia, dopo essersi accorti che conquistare la fiducia dei thailandesi non sarebbe stato così semplice, hanno deciso di "imporre la felicità nazionale" con metodi più o meno tradizionali. Vale a dire ricordando ai cittadini di mostrarsi felici per il colpo di stato appena realizzato, e tentando di sostenere questa campagna di apprezzamento indotto trasmettendo le partite del Mondiali del Brasile gratuitamente e organizzando festival di vario genere con spettacoli, pranzi e cene a costo zero.

Per scovare gli "infelici" e spedirli in campi militari a "modificare il loro pensiero", i militari hanno anche offerto ricompense di 15 dollari (che in un paese come la Thailandia sono tutt'altro che una somma insignificante) a chiunque decidesse di aiutarli a individuare, nelle piazze e nei social network, i cittadini che avevano osato criticare l'esercito e le sue azioni "pacifiche". Non contenti, hanno approvato una serie di divieti totalmente irrazionali che non lasciano immaginare nulla di buono sul futuro di questa nazione.  

Ad esempio, pare sia necessario fare molta attenzione alle magliette che si indossano. Ogni parola può essere considerata sospetta. Anche quando (apparentemente) innocua come Peace, please (in italiano: pace, per favore). Sono state arrestate anche delle signore anziane perché indossavano magliette dai colori o con scritte "sbagliate". Ancora, sembra che le autorità non gradiscano l'abitudine di mangiare tramezzini in pubblico, soprattutto da quando i giovani thailandesi hanno smesso di manifestare in maniera tradizionale e hanno iniziato a organizzare "picnic democratici", rigorosamente a base di tramezzini. Il risultato? Sono stati arrestati, con l'accusa di aver tentato di destabilizzare il sistema con i loro sandwich. Altri ancora sono stati fermati per "possesso di tramezzini potenzialmente pericolosi". Più assurdo di così...

Anche farsi sorprendere a leggere qualche pagina di 1984 di George Orwell è diventato un crimine, ma in questo caso la pericolosità del testo in questione è più evidente. Quello che preoccupa è il fatto che le autorità abbiano deciso di non accettare alcun tipo di lettura in pubblico, soprattutto se collettiva. E chissà se finiranno con l'arrestare anche i papà che raccontano fiabe "controverse" ai loro bambini al parco...

Nelle ultime settimane sono state arrestate circa 700 persone in Thailandia, e per impedire ai familiari di entrare in contatto con loro prima di essere trasferiti nei centri di detenzione cui sono stati assegnati il volto dei "criminali" viene d'abitudine coperto con un sacchetto di plastica scuro. A differenza di quello che ci potremmo aspettare, però, dopo una decina di giorni di "trattamenti intensivi" la maggior parte dei prigionieri viene liberata. Per dimostrare al popolo che dopo aver "capito punto di vista e obiettivi dell'esercito", diventa per tutti facilissimo condividerli e ritrovare così la "felicità" che i militari hanno promesso di restituire (??) alla Thailandia nel più breve tempo possibile.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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