Minatori a tempo determinato. Per accumulare una fortuna in tempi rapidissimi
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Minatori a tempo determinato. Per accumulare una fortuna in tempi rapidissimi

In Australia, nella cava del Super Pit gli uomini si arricchiscono con l'oro, le donne con la prostituzione

Kalgoorlie, Australia Occidentale: probabilmente un luogo che pochissimi hanno sentito nominare, ma che rappresenta l'oggetto della fotografia di questa settimana. Kalgoorlie è una cittadina di trentamila abitanti, fondata nel 1893 in prossimità di una miniera d'oro e cresciuta grazie al prosperare di quella miniera.

Già, perché non si tratta di una miniera qualsiasi, ma del cosiddetto "Super Pit": la più grande miniera d’oro a cielo aperto del Paese e una delle più importanti del mondo, con una produzione annua che tocca le ventotto tonnellate del prezioso metallo. Un buco nella crosta terrestre di dimensioni impressionanti, attorno al quale si raduna un crogiolo di varia umanità, attratto dall'aura avventurosa che circonda da sempre i cercatori d'oro, oltre che (o forse soprattutto) dal miraggio di guadagni facili.

I guadagni effettivamente ci sono. Fino a poco tempo fa, quando il prezzo dell'oro sui mercati internazionali veleggiava attorno a quota 1.500 dollari americani all'oncia, un lavoratore nella miniera poteva portare a casa l'equivalente di tremila euro alla settimana. Una bella cifra, che ha attratto verso Kalgoorlie uomini dai quattro angoli del globo. Simili guadagni, tuttavia, sono tutt'altro che facili. In Australia Occidentale, i soldi bisogna sudarseli: dodici/tredici ore di faticoso lavoro al giorno, sotto un sole che letteralmente spacca le pietre – le temperature da quelle parti non di rado toccano i cinquanta gradi. E in condizioni di sicurezza difficili: in Australia le leggi sulla tutela dei lavoratori ci sono e funzionano, ma gli incidenti, in una cava mineraria di queste dimensioni, non mancano.

Pare, tuttavia, che quello che più pesa sull'umore dei minatori non sia la durezza delle condizioni di lavoro, ma la solitudine. Il Super Pit, infatti, attrae solo lavoratori maschi, che possono trovare sollievo dalle fatiche quotidiane solo condividendo una birra la sera con i loro colleghi, ma non fra le braccia di una fidanzata. A Kalgoorlie c'è una residente donna ogni ventitré abitanti: un rapporto decisamente troppo sbilanciato. Il risultato è il proliferare della prostituzione, un fenomeno che ha segnato la vita cittadina sin dagli albori.

Oggi, però, con la crescita esponenziale degli stipendi dei lavoratori, il sesso a pagamento sta vivendo un vero e proprio boom. Ragazze pronte a tutto stanno arrivando da tutto il mondo e soprattutto dall'Asia. Anche loro attratte dai guadagni – le tariffe partono dall'equivalente di duecento euro all'ora -, ma anche loro costrette a sacrificare moltissimo per ottenerli.

I sacrifici di chi si arricchisce all'ombra del Super Pit non sono controbilanciati soltanto dagli altissimi stipendi, ma anche dall'opportunità di accumulare denaro in un luogo sperduto e per un periodo di tempo limitato. Tanti neo-minatori, italiani inclusi, restano a Kalgoorlie per qualche mese, o al massimo qualche anno. E lo stesso fanno le prostitute. Ponendosi come unico obiettivo quello di accumulare il denaro sufficiente per cominciare, altrove, una nuova vita.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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