Con Pranab Mukherjee il Partito del Congresso mette al sicuro la presidenza dell'India
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Con Pranab Mukherjee il Partito del Congresso mette al sicuro la presidenza dell'India

Le elezioni confermano la scelta di Sonia Gandhi. E con l'ex Ministro delle Finanze alla presidenza il Paese si aspetta riforme e stabilità

Il Partito del Congresso ce l'ha fatta. Pranab Mukherjee, 77 anni, è riuscito a superare i suoi avversari del Bjp o sostenuti dai politici regionali e a essere eletto nuovo Presidente dell'India, dando il cambio alla "prima donna Presidente" Pratibha Patil.

Quella di Mukherjee è stata una nomina che in un altro periodo non avrebbe avuto così tanta importanza. Essenzialmente perché fino a qualche tempo fa questa carica aveva soltanto una valenza simbolica e onorifica.

Dopo aver constatato che l'economia arranca, la fiducia nei confronti del Primo Ministro Manmohan Singh continua a calare, il governo è paralizzato e il rischio di elezioni anticipate (rispetto a quelle già in programma per il 2014) aumenta, tanti analisti avevano immaginato che le elezioni per il rinnovo della Presidenza avrebbero acquisito maggiore importanza rispetto al passato. Questo nonostante la Presidente uscente avesse ribadito in più occasioni che la carica da lei ricoperta non avrebbe potuto essere riformata.

La conferma di questa intuizione è arrivata quando, a giugno, il Congresso ha palesato la volontà di confermare la candidatura di un uomo forte, l'ex Ministro delle Finanze Pranab Mukherjee appunto, spiazzando le opposizioni e costringendole a fare altrettanto, e chiarendo in maniera definitiva la propria intenzione di legittimare una "transizione da una presidenza formale di fatto priva di poteri a una più interventista".

Per molti analisti la scelta di Mukherjee ha anche messo in evidenza la paura del Congresso di essere sconfitto alle elezioni del 2014. Sonia Gandhi teme infatti che in caso di elezioni anticipate sarebbe impossibile ricostruire una leadership forte attorno ai figli Rahul e Priyanka, e alla luce della recente sconfitta in Uttar Pradesh anche il successo di fiducia e di immagine nel medio periodo è diventato meno scontato. E in un contesto di questo tipo assicurarsi una presidenza non soltanto favorevole ma anche più forte per Sonia Gandhi è fondamentale.

Ancora, c'è chi ha interpretato la scelta di piazzare un uomo forte alla presidenza come l'ultimo tentativo per permettere al Congresso, e in particolare al Primo Ministro Manmohan Singh, di recuperare almeno in parte la propria credibilità. Dimostrando che in un quadro in cui l'ostruzionismo non è totale e con il sostegno di un Presidente a sua volta consapevole dell'urgenza di approvare riforme economiche di ampio respiro le normative definite dall'esecutivo non solo potranno finalmente essere implementate, ma dimostreranno (o almeno questo è ciò che spera la maggioranza) di essere in grado di risolvere almeno una parte dei problemi dell'India contemporanea. Ed è evidente che se questo scenario si dimostrasse realistico prima dell'inizio della campagna elettorale per le elezioni legislative del 2014 il partito di Sonia Gandhi avrebbe ancora qualche possibilità di vedersi riconfermato alla guida del paese.

Infine, non va dimenticato che in una nazione come l'India, in cui i dettagli simbolici sono tanto importanti, il fatto che il Premier Manmohan Singh abbia oggi assunto su di sé le funzioni del ministro dimissionario ha portato tanti a sognare che il suo "nuovo incarico" possa aiutarlo a ottenere un successo simile a quello raggiunto nei primi anni '90, quando da Ministro delle Finanze face approvare le riforme che cambiarono radicalmente il destino del Subcontinente.

E il neo-Presidente Mukherjee? Soprannominato "Mr. Fixit", ovvero colui che può sistemare qualsiasi cosa, gli indiani si aspettano non solo che contribuisca a riportare l'India lungo il sentiero dello sviluppo e trovi un modo per applicare il suo modello di "crescita inclusiva" alla nazione, permettendo ai poveri di trarne benefici tanto quanto i ricchi, ma anche che "guidi la popolazione durante le elezioni del 2014" e "prenda la decisione finale qualora diventi difficile stabilire con chiarezza un vincitore". Insomma, un aiuto tutt'altro che trascurabile per un Congresso così tanto in difficoltà...

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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