La Cina dai piedi fasciati
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La Cina dai piedi fasciati

Sono ancora tante le donne che, oggi, si ritrovano con i piedi deformati. Ecco come ricordano il loro passato da "privilegiate"

Gli stivali che vedete nella foto di questa settimana non sono stati confezionati per qualche bambola, ma cuciti e ricamati con la massima cura affinché potessero poi essere calzati da decine di migliaia di sfortunate donne cinesi una volta raggiunta l'età della maturità. Alla quale i loro piedi arrivavano piccolissimi e fin troppo simili a raggrinziti moncherini. Questo perché alla nascita le madri li avevano fasciati talmente stretti da impedirne la normale crescita, trasformandoli in quelli che fino a non troppi anni fa erano chiamati "gigli d'oro". A testimonianza di quanto la pratica dei piedi fasciati, o deformati, a seconda dei punti di vista, fosse considerata un privilegio riservato alle donne di buona famiglia.

In "Figlie della Cina" la scrittrice cinese Bamboo Hirst descrive la fasciatura dei piedi come un "tormento inflitto alle ragazze di buona famiglia, alle ragazze ricche, le sole che potevano permettersi di camminare a passi minuscoli, di muoversi pochissimo in casa e fuori e di venire scortate e sorrette da una schiava dai 'piedi lunghi' quando era necessario percorrere una certa distanza", ricordando altresì che il prezzo delle prostitute dai "gigli d'oro" era molto più alto della media.

Secondo Hirst la vera ragione del nascere e del perdurare di questa tradizione va ricercata nel ruolo che si voleva imporre alla donna all'interno di una società fortemente maschilista. Costringendola a muoversi e ad uscire poco, "si raggiungeva il duplice scopo di limitarne ulteriormente la libertà e di accentuarne la fragilità, il languore, la mollezza del suo corpo, esercitando un maggior potere di seduzione sugli uomini che, per contrasto, vedevano risaltare la propria forza virile". Questo spiega le ragioni per cui sono sempre state le madri a insistere per la fasciatura, nella speranza di rendere le figlie più appetibili sul mercato matrimoniale. Inducendo anche molte ragazze povere a farsi fasciare i piedi nel desiderio di imitare le classi alti, continuando a sognare, un giorno, di poterne far parte. O accontentarsi di sentire qualcuno descrivere i loro minuscoli piedini come teste di pernice, quando la punta era piccola e sottile, germogli di bambù o di giada, se lisci e affilati, o archi gemelli quando ricordavano gli archi da tiro.

La pratica dei piedi fasciati è stata abolita da Mao Zedong nel 1949, ma in Cina sono ancora tante le donne che portano addosso questa dolorosa eredità. Molte di loro stanno per raggiungere la soglia dei cento anni, ma ricordano ancora perfettamente le bende con cui tutti i giorni le madri fasciavano i loro piedi per impedirne la crescita. Ricordano i loro racconti, la serietà con cui spiegavano che, senza piedi piccoli, non avrebbero mai trovato marito, il che vuoi dire che nessuno si sarebbe mai occupato di loro. Quella dei piedi fasciati è una tale schiavitù che ancora oggi queste donne hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a cambiare le bende. Nessuna di loro ha mai fasciato i piedi delle figlie (del resto, Mao lo aveva proibito, e disobbedire al Grande Timoniere poteva essere pericoloso), e ancora più significativo è il fatto che nessuna è dispiaciuta per non averlo fatto.    

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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