Cina: ecco cosa chiede la popolazione al Partito
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Cina: ecco cosa chiede la popolazione al Partito

Scuole disposte ad assecondare le inclinazioni degli alunni, libertà di espressione, democrazia, ma anche il ritorno ai "valori sani" di un tempo: ecco cosa sognano i cinesi di oggi

Il 18esimo Congresso del Partito comunista si avvicina. L'8 novembre i 2.200 più potenti della Cina si riuniranno a Pechino per "programmare il futuro della nazione". O meglio, per nominare coloro che da gennaio inizieranno ufficialmente a farlo: i componenti del Comitato permanente del partito.

E' già stato scritto tantissimo sulla poca chiarezza sulla corrente politica cui verrà affidato il paese (i conservatori vicini al presidente in pectore Xi Jinping e i riformisti legati al futuro premier Li Keqiang), sul fatto che, indipendentemene dall'orientamento de Politburo, la Repubblica popolare dovrà trovare un modo per approvare le riforme (economiche, politiche e sociali) necessarie per salvare la nazione dalla gravissima crisi (finanziaria e di identità) in chi è piombata negli ultimi anni, e anche sul fatto che Pechino si trovi oggi a dover gestire più sfide contemporaneamente (inquinamento, disuguaglianza sociale, invecchiamento della popolazione, sanità e corruzione, senza contare i problemi di politica estera). Eppure, poco è stato detto su ciò che si aspettano i cittadini da questo Congresso.

Va sottolineato che parlare di politica con i cinesi non è così semplice. Molti preferiscono evitare l'argomento perché "troppo delicato", altri trovano qualsiasi considerazione inutile "perché anche quest'anno a un imperatore ne succederà un altro, che come il suo predecessore mai sarà interessato a conoscere la nostra opinione". Ne' prima ne' dopo la nomina.

Eppure, con pazienza i reporter della Bbc sono riusciti a trovare giovani e meno giovani disposti a farsi portavoce di proposte più concrete. O meglio, di desideri. Come Liu Zhixin, mamma di 25 anni, che spera che le scuole del futuro possano stimolare i ragazzi a imparare "le cose che amano di più", o Wang Yi, 27 anni, che sogna che la Cina diventi una democrazia capace di garantire la libertà di stampa e di espressione. Una trasformazione che restituirebbe ai giovani fiducia nel sistema e nell'economia della nazione. O Tao Guangxue, un pensionato di 63 anni, che pur ammettendo che non vi siano oggi alternative al Partito comunista, riconosce che quest'ultimo dovrebbe fare ammenda per il malcostume e il malgoverno dell'ultimo periodo. E confida nella volontà della classe dirigente che verrà nominata in settimana a riallinearsi ai valori della Cina di un tempo.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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