Bo Xilai, il maoista corrotto
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Bo Xilai, il maoista corrotto

Sta per cominciare il processo farsa contro l'ex leader di Chongqing (sosia compreso)

Ci sono voluti sedici mesi per accusare formalmente Bo Xilai, 63 anni, ex Presidente del Partito comunista nella metropoli di Chongqing, di corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere. Senza dimenticare le decine di arresti di uomini a lui in qualche modo vicini, la condanna a 15 anni di prigione per Wang Lijiun, suo (ex) fedelissimo e (ex) pupillo oltre che capo della Polizia a Chongqing, scaricato (e minacciato?) da Bo Xilai dopo aver fatto luce su un caso di corruzione in cui era coinvolta la moglie del politico, Gu Kailai. A sua volta condannata all'ergastolo (o condanna a morte sospesa) per l'omicidio di un faccendiere britannico, Neil Heywood, con cui non si è mai capito se abbia mai avuto una relazione amorosa oppure no.

Attenzione però: la condanna di Wang Lijiun non è legata a una vendetta di Bo Xilai, quando al fatto che il superpoliziotto abbia tradito il Paese chiedendo asilo niente meno che agli americani. Per poi cambiare idea e uscire di sua spontanea volontà dal Consolato Usa di Chengdu in cui si era rifugiato nel febbraio del 2012, convinto da un emissario del governo di Pechino che fosse il modo più giusto per togliere la Cina da una situazione indubbiamente imbarazzante. (Possibile che una persona che chiede asili politico agli americani e viene accolta in Consolato sia poi così ingenua da uscirne di sua spontanea volontà sapendo che verrà inevitabilmente processato per alto tradimento?)

Ecco, oggi come allora bastano questi elementi per capire che nella vicenda Bo Xilai c'è qualcosa che non torna. Ed è per questo che dal processo che, forse, fra qualche settimana inizierà davvero, non possiamo attenderci niente di buono. O meglio, niente di reale.

Quello che sappiamo con certezza è questo: da quando Bo Xilai è stato arrestato (marzo 2012) nessuno lo ha mai ne' visto ne' incontrato. Nemmeno i due avvocati ingaggiati per difenderlo, dettaglio che aggiunge l'ennesima zona d'ombra all'ormai imminente processo. La moglie è stata giudicata in una regione della Cina diversa da quella competente sul caso, e condannata ad agosto 2012 dopo un processo-farsa in cui la stessa imputata era talmente diversa dalla Gu Kailai che avevamo visto sulla stampa fino a un paio di settimane prima da aver fatto sospettare tanti che si trattasse di una sosia. Durante questo processo, la donna ha ammesso la propria responsabilità nell'omicidio di Heywood, aggiungendo essersi "dimenticata" i dettagli sulle entrate della sua famiglia, e incoraggiando gli agenti a "fare del loro meglio per ricostruire la realtà dei fatti".

Ovviamente, in questo tribunale così come in quello che ha condannato Wang Lijun, Bo Xilainon è stato mai nominato. Eppure, il vero colpevole, il manipolatore, l'approfittatore, il corrotto, era proprio lui. Un uomo che pareva destinato a diventare il numero due del Partito comunista cinese, il braccio destro del Presidente Xi Jinping. Un uomo con cui ha avuto tanti legami, che aveva lodato le tecniche "maoiste" con cui era riuscito a riavvicinarsi al popolo, a farsi amare. Ma che a un certo punto ha cancellato ogni traccia di possibile contatto. Persino i discorsi pronunciati nelle visite ufficiali a Chongqing sono spariti dagli archivi. E dire che il nuovo Presidente sta di fatto mettendo in pratica una versione aggiornata della strategia di Bo Xilai, fondata sulla lotta alla corruzione e l'esaltazione degli ideali del Maoismo.

Quindi? Beh, forse quando Xi Jinping è sparito nel nulla per quindici lunghi giorni, a settembre 2012, qualcuno lo ha convinto a togliere di mezzo questo leader carismatico un po' troppo ambizioso per imporsi come successore unico del Grande e del Piccolo Timoniere (Mao Zedong e Deng Xiaoping). Schiacciandolo con un'accusa, quella di corruzione, che potesse rovinare la sua immagine agli occhi dei 29 milioni di abitanti di Chongqing che, nonostante tutto, continuano ad amarlo. Del resto, sanno bene che sono molti i leader corrotti...perché se così non fosse Xi Jinping non avrebbe avuto bisogno di estendere la campagna pro-trasparenza all'intero paese.

Da qui l'accusa (formale) di aver intascato più di tre milioni di euro di tangenti, che potrebbero costargli una condanna ad almeno 15 anni di prigione. L'omicidio del faccendiere britannico (di cui qualcuno deve essere responsabile), è stato imputato alla moglie, perché così facendo la reputazione del Partito comunista cinese ne sarebbe stata meno danneggiata. E la verità? La giustizia? Purtroppo si sa che in Cina interessano a pochi.

Se fosse tutto così "facile", perché è stato necessario aspettare più di un anno per formalizzare i capi di accusa e iniziare il processo? Semplice: Bo Xilai non è solo un leader che sa il fatto suo, ma è anche il figlio di Bo Yibo, uno dei padri fondatori della Cina, e con il passato (e i legami da esso derivanti) in Cina non si scherza. E' probabile che a qualcuno la scelta di Xi Jinping di imporsi come primus inter pares all'interno del Politburo non sia piaciuta, o che la vicenda Bo Xilai abbia portato qualcuno a immaginare che un Presidente così forte avrebbe potuto mettere in difficoltà anche altri burocrati, proprio come succedeva negli anni di Mao e Deng.

Cosa possiamo aspettarci, dunque, da questo terzo processo-farsa? Se Bo Xilai fosse condannato a morte, la Cina tornerebbe in un clima da Banda dei Quattro che in un momento di crisi e di forte instabilità sociale come quello che sta vivendo davvero non può permettersi. Ma se il caso Bo Xilai fosse stato archiviato senza un processo, Xi Jinping sarebbe apparso all'interno del comitato permanente del Pcc molto meno influente di quanto è o vuole diventare. Quindi il processo è stato annunciato, Bo Xilai non rischia la pena di morte, e probabilmente in aula si presenterà un sosia. Il giudice lo condannerà, nessuno saprà mai dove sconterà la sua pena, e magari il vero Bo Xilai, in compagnia della vera Gu Kailai, "si godrà" il processo in qulache luogo lontano in cui il Partito lo ha già spedito da mesi, assicurandosi che nessuno potrà mai rintracciarlo. Consapevole di essere rimasto vittima del personalismo di un leader meno carismatico ma ben più ambizioso e potente di lui, e di aver evitato di fare la fine di Lin Biao (il cui aereo fu "misteriosamente" abbattuto il giorno in cui cercò di rifugiarsi con la famiglia in Russia dopo aver capito che Mao aveva perso completamente la fiducia in lui) grazie all'amicizia che legava suo padre al Grande Timoniere

 

 

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