Se la scuola ci ruba il tempo con i nostri figli
LUCA CASTELLANI/ANSA /KLD
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Se la scuola ci ruba il tempo con i nostri figli

Compiti in serie per le vacanze e linee-guida per l'estate: l'accorata lettera-denuncia di una lettrice sulla pretesa del sistema scolastico di dettar legge anche fuori dal tempo-scuola

 Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice, Maria Teresa Rossi, sull'ingerenza della scuola (e dello Stato) anche nelle attività extrascolastiche dei nostri ragazzi

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L’eccessiva ingerenza della scuola nella vita delle famiglie con i compiti per le vacanze è esemplificativa della scarsa fiducia che ha lo Stato nei suoi cittadini. Perché la scuola deve dare quelle che ipocritamente vengono definite “indicazioni per le attività estive“ in un tempo che non le appartiene?

Stiamo parlando delle vacanze estive, di un tempo che deve essere incondizionatamente libero, dove ogni singolo o gruppo famigliare deve poter decidere cosa, come e quando farlo. Ogni famiglia ha già in sé linee-guida, percorsi spontanei e naturali di crescita individuale e condivisa che deve essere libera di coltivare al netto di qualsiasi condizionamento. I nove mesi di scuola, con tutti gli annessi e connessi di una vita regolata da orari, programmi di studio, verifiche, interrogazioni, incontri con gli insegnanti, consigli di classe e pagelle, sono sufficienti a far sì che i ragazzi crescano acquisendo il senso del dovere, della disciplina, rispettando regole e imparando nozioni proposte da altri. Ma il senso della libertà, anch’esso singolo o condiviso, dove lo mettiamo? Il rispetto per scelte davvero libere e perciò totalmente funzionali alla crescita, merita la stessa attenzione.

La discussione sull’opportunità dei compiti per le vacanze è spesso stucchevole. Si cercano risposte senza essersi mai posti delle domande. Perché la scuola dà indicazioni talmente precise sugli approfondimenti/allenamenti o sinonimi vari che pare si debbano svolgere solo su certi libri, comprati appositamente? Questi consigli per gli acquisti sarebbero meritevoli di qualche approfondimento. Quanti studenti sono davvero in grado di svolgere i compiti da soli e quanti invece necessitano di aiuto? Chi può cerca la soluzione in famiglia, chi non può paga, alimentando  un mercato illegale.  Inoltre quante situazioni di conflitto tra coniugi si rischia di alimentare tra chi cerca di essere ligio al dovere e sottrae tempo alle ferie per “studiare” con i figli e chi invece vorrebbe stare insieme in altro modo?  Si esca dal bozzolo, si colleghino le situazioni e si lasci l’estate a chi la merita, a ognuno come può e vuole viverla.

La scuola, con le sue indicazioni, cerca di favorire un appiattimento di conoscenze e competenze che non regge minimamente il confronto con il valore delle esperienze che ogni famiglia, in maniera diversa l’una dall’altra, può decidere di voler vivere. Gli esempi sarebbero troppi, dal viaggio on the road, all’esperienza di volontariato in Congo, ai rudimenti di apprendimento di un mestiere, alla capacità di coltivare pomodori, all’approfondimento dei testi sacri, dalle vacanze trascorse nell’afa dei pomeriggi in campagna dai nonni, agli sport d’acqua al mare, al corso di aiutobagnino in piscina, alla consegna delle pizze nel negozio di famiglia, al montaggio del video girato in gita, all’organizzazione di una piccola cineteca o del proprio archivio personale, all’ascolto della musica,alla lettura piacevole e curiosa dei libri scovati nella biblioteca della casa in montagna. Leggere…per piacere e non per svolgere compiti, pagine su cui riflettere e non da  recensire. Pochi dei nostri ragazzi diventeranno critici letterari, tutti invece saranno lettori. E infine l’Ozio, ospite desiderato ma sempre rinviato, padre e mentore di emozioni bellissime. 

Questo è il tempo dell’estate, questa è la vita, senza indicazioni di sorta, né compiti di studio ma tutti impegnati in prima persona nella seria, concreta ricerca della propria bussola personale, quella capace di dettare la strada anche quando nessuno  darà le indicazioni per trovarla. E che la Scuola sia davvero maestra di vita e non maestra di errori.  

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