La resistenza del Cavaliere
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La resistenza del Cavaliere

Le prossime mosse di Silvio Berlusconi? Niente rivincita elettorale. Ma dare un assetto stabile a Forza Italia. E puntare alle riforme. Con Renzi.

Il problema di Silvio Berlusconi, come capo di un’Italia elettorale liberale, che cede ma resiste, non è quello di cercare una frettolosa rivincita.

Certo, bisogna dare un assetto stabile e significativo al movimento di ritorno alle origini (Forza Italia); ovviamente occorre stabilire connessioni politiche con i pezzi sparsi dell’area politica berlusconiana o ex berlusconiana, opportunisti e ministeriali compresi; parlare con tutti e rilanciare guardando al futuro della politica civile italiana, a grandi temi di libertà fiscale e imprenditoriale, di ripresa dell’economia reale e del lavoro nel quadro europeo e mondiale, oltre che alla questione dirimente della giustizia da riformare.

Ma la vera conquista è il distacco, la sicurezza di sé e lo sguardo lungo che la sentenza Esposito (la condanna definitiva del 1° agosto 2013, ndr) e le sue conseguenze hanno in parte pregiudicato in questo ultimo anno. Quello che doveva fare Berlusconi lo ha già fatto. È il rinnovatore del linguaggio politico, dell’agenda e del sistema. È stato lo "stupor mundi", ha esagerato com’è nella sua natura, ha mescolato privato e pubblico in modo sacrilego per i pedanti e per i conformisti, ha fatto un sacco di errori, ma è nei libri di storia come la più sfolgorante anomalia della politica internazionale da 20 anni a questa parte (per non parlare delle realizzazioni imprenditoriali e di comunicazione, calcio compreso).

Tutti i suoi nemici, prima la nomenclatura postcomunista e cattolico democratica, poi da ultimo il comico marciatore su Rapallo, le hanno prese. Berlusconi resiste e sopravvive il suo carisma attraverso Matteo Renzi, il giovane riformista che ha scelto la competizione contro la logica di guerra e ha avuto oltre il 40 per cento dei voti dopo aver lavorato per ricomprendere Berlusconi e il suo movimento nell’orizzonte delle riforme, dopo aver ricostruito da sinistra o dal centrosinistra un linguaggio e un modo di fare che hanno le loro radici nella rivoluzione del 1994.

Non è questo un punto di forza, il principale, da cui ripartire? Invece di cercare lo spunto effimero per un’opposizione dura e senza speranza, Berlusconi ha da battezzare con intelligenza, senza rinunciare mai a dire la sua e a strutturare la sua forza sociale e politica su un programma riformista competitivo con Renzi, l’Italia che esce dal ventennio in cui fu re dell’immaginazione collettiva e della realtà civile di questo Paese.

L’intendenza si occupi del giorno per giorno, lui faccia il padre, non importa se nobile o più semplicemente simpatico, fiducioso ed eloquente, di quel che ha partorito. Renzi compreso e il suo mondo di ragazze. La più bella battuta, ed è anche uno slogan politico, è quella di Simone Baldelli. "Matteo al 40 e Silvio al 16: mai il centrodestra aveva superato la soglia del 50 per cento". E vi pare poco?

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Giuliano Ferrara