Angela Merkel e Donald Trump
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Perché la Germania deve diventare una potenza militare

Il disimpegno americano impone ai tedeschi di ripensare il ruolo strategico accanto a quello economico. Facendo attenzione agli errori passati

La tentazione della Germania. Singolare che a dare voce alle aspirazioni tedesche di leadership europea sia un’ebrea americana giornalista e esperta di relazioni internazionali, naturalizzata britannica, transitata da Harvard alla London School of Economics, grande conoscitrice della Russia e poi diventata cittadina polacca per via del suo matrimonio.

*Anne Applebaum è l’autrice di un’analisi su Der Spiegel che affronta con insolita franchezza il tema della leadership a tutto tondo della Germania in Europa, specialmente all’inizio di una nuova era nei rapporti tra Stati Uniti e UE che prima con Obama e adesso con Trump mira a responsabilizzare gli europei sul fronte militare.

Scrive quindi la Applebaum che sono comprensibili le ragioni della riluttanza di Berlino a dotarsi di una vera potenza militare. Tuttavia, lo scenario di instabilità mondiale e regionale, e l’inaffidabilità americana, non permettono che la riluttanza si trasformi in ingenuità.

È possibile immaginare una forza multinazionale europea che comprenda la Gran Bretagna oltre a Francia e Germania (ma anche Italia e Spagna) che compensi la fine della “totale dipendenza dalle forze armate USA”.

Lo stesso vale per il cyberspionaggio, visto che in questo caso proprio gli americani, oltre ai russi, hanno violato i sistemi strategici della Germania per manipolarne la politica o avvantaggiarsi nella concorrenza economica.

La forza militare europea può a sua volta coordinarsi e collaborare con la Nato, ma non assimilarsi all’Alleanza atlantica.

Il corollario dell’analisi-incoraggiamento della Applebaum perché Berlino si liberi dai vincoli di una storia tragica (e affronti il tema di riconquistare una leadership anche militare in Europa), è che il tassello della potenza militare non può più essere ignorato e tenuto da parte. E che “non è questo il momento di essere compiacenti: come nel 1989, se si vuole mantenere ciò che si è ottenuto, serve un cambiamento”. Soprattutto di prospettiva.

I tedeschi devono ricominciare a pensare se stessi in modo nuovo e diverso, senza complessi o timidezze risalenti al passato, senza rinunciare a essere pure militarmente quello che sono già nella politica e nell’economia: i numeri 1 in Europa. Questa non è solo l’analisi della Applebaum.

È una direzione della storia europea. C’è da augurarsi che la Germania sappia amministrare questa leadership con tutta la prudenza, l’intelligenza e il rispetto degli altri che gli errori del passato hanno loro (si spera) insegnato.

*Anne Applebaum, "Germany Must Abandon Its Military Reluctance and Lead"

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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