PdL nel caos: rinnovamento o morte
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PdL nel caos: rinnovamento o morte

L’unico leader in grado di fare pulizia nel partito di maggioranza è Silvio Berlusconi. Che intervenga, non c'è altra scelta

Fuori dalla realtà. L’impressione che si ricava dallo spettacolo indecente di queste ore alla Regione Lazio, e in particolare tra i consiglieri del PdL, è che la classe dirigente (fa orrore anche solo definirla tale) del partito che governa la capitale e che esprime in Parlamento il gruppo di maggioranza relativa sia diventata per Berlusconi e per l’intero centrodestra una tragica zavorra. Dobbiamo aspettarci di tutto, ora, dall’agitazione di quanti hanno avuto garantito in questi anni un seggio, un posto, uno stipendio, e vedono in faccia per la prima volta la dura realtà. Quale? Non il fallimento di un progetto politico liberale nel fango delle ambizioni e ruberie personali, non la delusione degli elettori la cui fiducia è stata tradita a ogni livello e quasi in ogni occasione, ma il loro piccolo restare aggrappati a quel bracciolo di privilegio e denaro a cui senza merito sono tuttora abbarbicati. Nonostante tutto.

Nonostante Fiorito-Batman , nonostante il martellamento mediatico e la figura indecorosa e le conseguenze spaventose che questa vicenda avrà sull’imminente campagna elettorale. No, l’incubo della “classe dirigente”, dal punto di vista della “classe dirigente”, non è la vergogna, ma soltanto la difficoltà della riconferma. La ricandidatura. La permanenza in quelle stanze dei bottoni, negli abitacoli delle auto blu, come ragni nel centro di una tela affollata di segretari, collaboratori, consulenti, un esercito di 189 soldatini al servizio dei gruppi. Tutti i gruppi.

È vero, si è dimesso il capogruppo regionale del Pdl, Francesco Battistoni . Un abbandono reclamato dal Presidente della Regione, Renata Polverini. In forse anche le dimissioni della Polverini, forse meno probabili adesso che Battistoni ha lasciato. Ma i cittadini sono basiti dai veleni, dai dossier e contro-dossier, dalle performance imbarazzanti di Fiorito, interrogato dai magistrati ma in piena controffensiva nell’interrogatorio col quale avrebbe puntato l’indice sui colleghi, tutti a suo dire inzaccherati dal batman-gate. Inutile rimarcare la montagna di denaro pubblico impiegata per comprare automobili di lusso, forse immobili, e il fiume di soldi nostri sperperati in ostriche e champagne. Inutile anche inorridire davanti alle fotografie del Toga-party, scatti che ritraggono il clima “fuori dalla realtà” vissuto dai protagonisti di quel film felliniano (un Fellini de’ noantri) che è diventata la politica delle regioni e in particolare della regione Lazio. Nessuno, in realtà, può chiamarsi fuori.

Neppure la Polverini, e non solo perché anche lei era ritratta al Foro Italiano fra gli antichi romani e anche il suo gruppo ha sperperato fondi pubblici, ma perché per troppo tempo ha tollerato il malcostume o gli sprechi che erano sotto i suoi occhi e in qualche modo sotto la sua vigilanza, se non responsabilità. C’è un immenso problema di leadership che si pone. L’unico leader in grado di fare pulizia nel PdL è Berlusconi, evidentemente combattuto tra la sua natura di “buono”, di mediatore, di padre nobile ed ecumenico, e la necessità di rinnovare un partito incancrenito, diviso, in ansia di perdita di potere. Il rinnovamento, per il PdL e per Berlusconi, non è più un’opzione, ma una questione di vita o di morte.  

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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