Quella "sirena" di Matteo Renzi
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Quella "sirena" di Matteo Renzi

Piace a tutti; alla Leopolda ha detto le cose giuste nel modo giusto. Ma se fosse una scatola vuota? - Gli altri partiti - Il centrodestra dove va? -

Matteo Renzi è una sirena. Sì, piace a tutti. Non può essere diversamente. Ma dietro il richiamo suadente, le belle parole, le battute simpatiche, le scelte giuste, c’è o no la soluzione che l’Italia cerca per i suoi problemi?

Le battute funzionano e la direzione è quella giusta. Manca il programma. Mancano i contenuti. Ci sono i grandi titoli. Ci sono i tavoli che abbiamo visto alla Leopolda, con capi-tavola che elencavano i problemi senza dare le soluzioni. Solo che gli italiani sono stanchi di tavoli e parole. Chiedono fatti. Adesso è l’ora di Matteo Renzi, sperando che non sia una delusione. Anche perché, vada o no a Palazzo Chigi, se e quando finalmente l’Italia sarà in grado di archiviare la squallida stagione delle inconcludenti larghe intese, è fondamentale che la “sinistra” sia riformista, al governo come all’opposizione. E che contribuisca o collabori a “cambiare l’Italia”. In fondo, i programmi servono a poco. Ci vogliono le persone giuste al posto giusto. Il timoniere bravo. Ecco, non so se Renzi somigli più alla sirena o al timoniere. 

Certo, ad ascoltarlo declamare dal palco si ha una sensazione ambigua, doppia. Il suo è il “programma degli italiani”, in pratica è quello che ci vogliamo sentir dire. Governo chiaro, leadership forte, fine degli sprechi, abolizione delle province, no a amnistia e indulto, viva il merito, basta con le bandiere di partito, sì al bipolarismo, legge elettorale come per i sindaci, riforma della giustizia, riduzione delle pressione fiscale, incentivi al lavoro e massima importanza all’istruzione, fulcro dell’agenda di governo (come in tutti i paesi civili e avanzati). Davvero un bel cambio di passo rispetto a Bersani, Fassina, D’Alema & Co. (ma anche rispetto a certi maggiorenti e reggenti del centrodestra). 

Soprattutto, Renzi sembra non essere prigioniero del passato. Riuscirà a conquistare il Partito democratico perché la sua formula è quella vincente. Il problema, semmai, è che mentre Enrico Letta teme la tenaglia di Renzi e dei falchi del Pdl, lui Renzi deve fronteggiare la tenaglia dell’asse Letta-Napolitano e quella di un partito che continua a essere ostaggio di troppe tare ideologiche. Insomma, chi e che cosa c’è dietro Matteo Renzi? Chi è Renzi? Qual è il suo staff? Quali sono le sue proposte concrete sui singoli titoli di un possibile governo del Paese?

Ecco l’ambiguità. Renzi non può non piacere. È giovane per essere un candidato alla guida del Pd e del governo. È nuovo, perché sono nuove le sue idee rispetto alla tradizione post-comunista. È simpatico, perché le sue battute sono scanzonate, semplici, dirette. E tuttavia, quando si finisce di ascoltarlo rimane un retrogusto fumoso, perché quello che ha detto era tutto giusto e condivisibile, ma suonava un po’ vaporoso. Se lo agiti, ti torna l’eco sorda di una scatola vuota. 

L’Italia si sta avvitando, si è da tempo avvitata, in una crisi che è anzitutto una crisi di valori e di fiducia nel futuro. Renzi indica una via d’uscita, fa capire che c’è una possibilità di salvezza. Promette il cambiamento. Da un lato ci sarà lui con la sua promessa, il suo sorriso, la sua giovinezza, ma con alle spalle residui nostalgici di ideologie fallimentari, zavorre d’odio e d’intolleranza, e tutta una sinistra che non so come potrà mai riconoscersi nelle sue idee. Dall’altro ci sarà un centrodestra con un programma liberale giusto per l’Italia, con alle spalle un blocco sociale coerente, e che tuttavia ha un disperato bisogno di classe dirigente e leadership futura. 

Renzi assomiglia a una sirena. Induce al salto nel buio. Alla scommessa. E in politica sono le promesse, le scommesse, che piacciono. Io però vorrei convincermi che Renzi non sia soltanto una sirena. Che sia anche un buon timoniere, con un equipaggio alle spalle. 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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