Lampedusa un anno dopo: il giorno dell'ipocrisia
ANSA/CORRADO LANNINO
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Lampedusa un anno dopo: il giorno dell'ipocrisia

Il buonismo può uccidere, la retorica peggio: uccide strumentalizzando la morte. E la politica si mostra ancora una volta incapace di offrire certezze

I giorni della memoria sono spesso i giorni dell’ipocrisia, e questo non è mai stato così vero come nel caso della commemorazione dei 368 morti nelle acque di Lampedusa il 3 ottobre 2013. Un anno dopo, il bilancio dei morti annegati è più alto. Impossibile contarli, perché non tutte le barche e i gommoni vengono intercettati dalle navi italiane di Mare Nostrum. Ma per 144mila migranti soccorsi e approdati (per lo più) in Italia nei primi 10 mesi di quest’anno, in partenza quasi tutti dalla Libia e in misura minore dall’Egitto, diverse migliaia sono quelli dispersi e inabissatisi nel cimitero del Mediterraneo.

E Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, ha ancora il coraggio di fare propaganda politica in una lettera al quotidiano cattolico Avvenire nella quale abbozza una facile autocritica lamentando l’indifferenza di molti in Europa ed elencando tutto ciò che andrebbe fatto per fronteggiare la crisi migratoria. Come fosse un passante, un sociologo, un sacerdote, non uno dei leader di questa Europa che non vuole, non sa o non può intervenire e lascia che l’impatto migratorio pesi tutto sulle spalle (e le tasche) dell’Italia.

Ma un’altra grande ipocrisia è quella del nostro presidente della Camera, Laura Boldrini, campionessa di un buonismo retorico in falsetto che le fa proporre di istituire ufficialmente il 3 ottobre come Giorgio della Memoria per i migranti annegati a Lampedusa. È la stessa Boldrini che insieme con l’ex ministro dell’Integrazione, Cécile Kyenge, ha lanciato da una sponda all’altra del Mediterraneo il messaggio delle braccia spalancate, il “venite, venite” che ha facilitato e accelerato l’esodo.

L’operazione Mare Nostrum, votata al soccorso avanzato delle imbarcazioni in difficoltà dei profughi, si è trasformata da novembre scorso in un Pronto Soccorso del Mediterraneo che è diventato una vera pacchia per tutti gli scafisti del Nord Africa. La qualità delle imbarcazioni è crollata, perché tanto ci sono le nostre fregate e le nostre navi anfibie a soccorrere tutti gli scafi fatiscenti che appaiono sui radar, quindi andassero pure a fondo. I morti sono aumentati e nessuno lo dice. Così come i riflettori non si accendono sul destino dei migranti una volta a terra, tanto meno sui bambini che fuggono dai centri d’accoglienza e finiscono in mano alle organizzazioni criminali.

Il buonismo può uccidere, la retorica peggio: uccide strumentalizzando la morte.

E sullo sfondo tragico di queste morti invisibili (prive di sangue) si staglia l’incongruenza inconsistente di una politica incapace di offrire certezze. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, si schiera per la prosecuzione di Mare Nostrum "o" di Frontex Plus. Come fossero la stessa cosa. Come se Mare Nostrum potesse perpetuarsi all’infinito e Frontex Plus non fosse (com’è) priva dei mezzi e dei fondi necessari per sostituirsi alla missione italiana.

La Boldrini, in uno di quegli eccessi retorici in cui si finisce col dire quello che non si capisce o non si pensa, arrivò a sostenere che lo stile di vita dei migranti sarebbe diventato un esempio per tutti, quando gli stessi migranti affrontano l’inferno dell’esodo consapevoli di attraversare un tunnel nero, sperando di uscirne vivi ma essendo i primi a non considerarsi un modello. Senza considerare che la causa prima dei viaggi della morte sta nella guerra che Francia, Gran Bretagna e in parte Stati Uniti hanno scatenato contro la Libia di Gheddafi, indifferenti alle destabilizzanti conseguenze politiche e economiche facilmente prevedibili.

C’è tutta una sinistra dei buoni sentimenti che pretende di avere l’esclusiva della bontà e promuove un simbolismo della memoria auto-pubblicitario totalmente estraneo alla tragica realtà dei fatti. Il tutto sulla pelle anzitutto dei migranti, poi dei militari generosamente impegnati in un’operazione di soccorso di altissima professionalità e umanità, infine degli italiani specie nelle zone di maggior attrito e impatto del fenomeno (da Lampedusa alle periferie delle nostre città). Sia chiaro: questo buonismo e questa retorica contengono un’ipocrisia inaccettabile e, in definitiva, portano solo morte.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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