La saga cinese dei coniugi Bo tra scandali e guerre di successione
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La saga cinese dei coniugi Bo tra scandali e guerre di successione

Il ras comunista Bo Xilai accusato di corruzione, la moglie Gu di omicidio. Sullo sfondo, la lotta di potere nel Partito comunista

Scandali, omicidi e guerre di potere in salsa cinese. La saga della famiglia Bo tiene banco a Pechino e potrebbe essere il soggetto di un appassionante romanzo sul nuovo Oriente contaminato da uno scandalismo stile europeo. Succede che la magistratura ha incriminato (per l’omicidio di un mediatore britannico) Gu Kailai, avvocato di grido e moglie di Bo Xilai, fino a pochi mesi fa potentissimo ras comunista ultra-maoista nella regione occidentale di Chongqing (33 milioni di abitanti, un territorio come l’Austria), tra i 25 membri del politburo comunista cinese, secondo alcuni addirittura potenziale sfidante del n. 2 del regime, Xi Jinping, nella corsa alla successione del presidente Hu Jintao in ottobre quando si terrà il 18° Congresso del Partito comunista.

Bo Xilai, il giorno stesso dell’arresto in aprile della moglie, è stato messo sotto "processo" dalla Commissione di disciplina interna del Partito con un’accusa vaga che di solito significa corruzione. Tutto sembra esser nato dalla fuga del suo braccio destro, Wang Lijun, capo della polizia in quel di Chongqing che su ordine di Bo aveva sgominato i capimafia e decapitato i vertici locali del partito, ma che poi aveva inspiegabilmente chiesto asilo al Consolato degli Stati Uniti. Fine dei giochi per la premiata ditta Bo & Gu.

L’imprenditore britannico Neil Percival Heywood, trovato morto nella sua stanza d’albergo al Lucky Holiday Hotel di Chongqing, pare avesse avuto una discussione con la signora Gu e il figlio, Bo Guagua, e che poi si stato avvelenato dalla donna complice il maggiordomo, per timore che potesse attentare alla vita del ragazzo. Una trama da thriller.

Il sospetto di molti è che proprio l’ascesa di Bo Xilai, figlio d’arte perché il padre era uno degli 8 "immortali" e onnipotente generale maoista, la sua crescente popolarità che avrebbe oscurato gli altissimi papaveri, lo abbia trascinato dritto nella polvere sotto il peso della duplice accusa: Gu, la moglie, rischia la pena di morte, ma le contestazioni non sono tenere neanche per lui, comunque da fine della carriera.

Il fatto che tutta la storia sia uscita sulle agenzie di stampa e sui giornali in Cina dimostra, forse, che il Partito ha trovato la linea di accordo, una sorta di compromesso nella gestione dello scontro di potere interno alla fascia di nomenclatura che tiene le redini del più popoloso Paese del mondo. Bo, dalla sua, aveva la forza di un’immagine positiva per la crociata anti-corruzione e contro la criminalità organizzata, e grande supporto nella base del partito.

Le sue ultime apparizioni pubbliche risalgono a marzo, quando ai cronisti apparve stanco e distratto, a un certo punto quasi imbambolato a contemplare il soffitto della Casa del Popolo a Pechino. L’ombra del capo carismatico che appena qualche settimana prima si era difeso come un leone alle prime avvisaglie della resa dei conti, sostenendo di essere vittima di un complotto internazionale e di forze criminali capaci di orientale la pubblica opinione.

Ora, l’affaire si colora di toni familiari, quasi melodrammatici. Le due inchieste che vedono marito e moglie sottoposti a diversi organi investigativi (la polizia per Gu, la commissione ispettiva del partito per Bo) preludono forse a destini diversi ma già scritti. La politica può spaccare le famiglie.

Il sangue dell’imprenditore Heywood, la fuga all’estero del collaboratore più stretto di Bo, il silenzio dei vertici del Politburo e la sparizione dei protagonisti dalla scena pubblica, sono ingredienti di una saga scritta da sceneggiatori che masticano politica. Sullo sfondo dell’affresco giallo, c’è la storia che si sta scrivendo in vista del Congresso in autunno dell’ultimo grande Partito comunista al governo, che porterà sul trono laico della Cina un nuovo Leader.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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