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Emergenza migranti, gli errori dell'Italia

La verità è che finora abbiamo concesso troppo all'Europa. E ora dobbiamo rincorrere e chiedere modifiche ai trattati. Che non arriveranno mai

Tutto come previsto. Sui migranti l’Italia abbaia alla luna. Al vertice di Tallin dei ministri dell’Interno l’Italia ha incassato l’ennesima porta in faccia. No alla "regionalizzazione". Quale governo europeo avrebbe mai potuto accettare di aprire i propri porti ai migranti dall’Africa (che tutti sanno non essere solo in fuga dalle guerre, ma “migranti economici” tra i quali potrebbero confondersi potenziali terroristi?). Il punto è che l’Italia, pur di ottenere qualcosa, nel negoziare le missioni europee aveva concesso troppo. I nostri partner non accoglieranno mai direttamente qualche nave carica di boat people senza una modifica del mandato di "Triton".


È stata proprio l’Italia a accettare espressamente di fornire i porti per le operazioni comunitarie. È stata l’Italia, in precedenza, a varare la spedizione “Mare Nostrum” che aveva lo scopo di salvare più profughi possibile in mare. E nel pendolo tra il dovere di soccorrere i disperati e quello di tutelare la sicurezza delle nostre frontiere e la coesione sociale, l’Italia non ha ancora davvero scelto la via da intraprendere.

La rincorsa dell'Italia

La Gran Bretagna per prima, poi anche gli altri paesi europei con qualche titubanza tedesca, ha fissato il principio che bisogna scoraggiare gli arrivi. Che bisogna ovviamente salvare chi naufraga ma che non si possono aprire le porte e far sapere di poter accogliere tutti. Oggi l’Italia è costretta a una penosa rincorsa e a dover chiedere di cambiare i trattati che ha firmato e in qualche circostanza addirittura proposto. Metti per esempio gli accordi di Dublino sui richiedenti asilo. Anche allora, è stata l’Italia ad avallare il principio che i migranti possono chiedere rifugio solo nel paese di primo approdo. Praticamente impossibile ottenere un ripensamento dagli altri. Perché dovrebbero?

In più, va detto che quando si è trattato di prendere decisioni sulla scia dell’emergenza, altri paesi sono stati ben più efficaci del nostro. La Germania, per esempio, ha portato la Nato a pattugliare le acque del Mediterraneo a Est, a tutela delle frontiere europee della Grecia, e ad accordarsi con la Turchia per scongiurare un esodo massiccio verso i Balcani. Ovviamente, tutto questo non sarebbe stato possibile se i “4 di Visegrad” (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) a loro volta non avessero blindato le frontiere.

Perché l'Italia è all'angolo

La beffa è che l’Italia aveva raggiunto un equilibrio e evitato migrazioni destabilizzanti in passato, grazie alla chiusura del contenzioso coloniale con la Libia e ad accordi con Gheddafi e con gli altri paesi del Nord Africa (un po’ sulla falsariga di quanto avvenuto molti anni prima con l’Albania). Ma in quel caso è stata poi la Francia, e con minore spavalderia la Gran Bretagna, grazie anche all’acquiescenza degli Stati Uniti di Obama, a scatenare la guerra contro Gheddafi per riconquistare nel Nord Africa il terreno perduto sul fronte economico ed energetico.

E così, ci ritroviamo nella posizione geograficamente e politicamente più delicata, in mezzo al Mediterraneo, in balìa perfino di qualche nave delle Organizzazioni non governative (che peraltro servono a volte non solo finalità umanitarie, ma politiche straniere). In pratica, ad abbaiare alla luna.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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