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Il pizzaiolo di Anagni e il tappo rosso del fucile giocattolo

La caccia all'uomo alla Stazione Termini mostra come la vita scandita dalla paura porti al panico. E il "procurato allarme" si colori di ridicolo

Il fucile giocattolo del pizzaiolo 44enne che alla Stazione Termini ha fatto scattare il piano anti-terrorismo del Viminale aveva o no il tappo rosso? La domanda è cruciale per i destini del pizzaiolo.

Perché se non l’aveva il povero pizzaiolo, papà separato che ogni settimana va ad Anagni da Roma, spesso con un regalo per il figlio, rischia la denuncia. Sì, la denuncia. Per procurato allarme. Col tappo rosso, invece, tutti avrebbero capito che quel fucile era solo un giocattolo… Senza tappo, panico e baraonda.  

Stazione termini, uomo armato

Una vicenda che ha del ridicolo, quella della caccia all’uomo per un’arma da bambini, ma che la dice lunga sull’assurdità del mondo in cui viviamo. Una telecamera a circuito chiuso inquadra la figura maschile col fucile che pende. Arma automatica? Kalashnikov? È uno straniero? Un terrorista pronto a colpire, che non sapeva come nascondere il mitra?
"Chi spizza" si spaventa e avverte la polizia. È il “si salvi chi può”.

La segnalazione innesca i piani d’emergenza. Rapidi abbastanza? Anche su questo s’imbastirà una polemica. Siamo tecnicamente di fronte a un periodo ipotetico del terzo tipo… Fosse stato un terrorista vero e non un pizzaiolo in viaggio verso casa, ora staremmo a contare le vittime? Chissà cosa mai avranno chiesto all’innocuo papà i carabinieri. Avranno voluto sapere se fosse sua intenzione quello scherzo da prete. O chiedergli se fosse così ingenuo da non considerare che andare a spasso con un fucile, ancorché giocattolo, può scatenare un vero finimondo. All’indomani degli attentati di Parigi anche lo scoppio di una lampadina provocò un fuggi fuggi alla Bastiglia.

Ma non per questo s’incrimina l’elettricista…  

La caccia all’uomo non ha impedito al kamikaze fasullo di percorrere il normale tragitto in treno fino ad Anagni, lasciando nell’angoscia per ore e ore centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Non c’è limite al ridicolo. Non c’è difesa dalla follia di una vita scandita dalla paura.

Le famiglie di un palazzo al Flaminio sono sfuggite al crollo di tre piani grazie a una Cassandra tra gli inquilini. Ma qui le Cassandre siamo tutti noi, e non ci sono da salvare appartamenti ma la dignità. E se per cancellare l’abbaglio dobbiamo incriminare un poveraccio per procurato allarme, be’, decenza vorrebbe che mettessimo mano al portafoglio e pagassimo la colletta per l’avvocato. E la prossima volta, per favore, controlliamo il tappo rosso!

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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