Il grande complotto contro la democrazia italiana
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Il grande complotto contro la democrazia italiana

Dopo le rivelazioni di Zapatero a proposito delle pressioni della Germania e Fmi su Italia e Spagna, l'ex segretario al Tesoro Geithner rivela il piano del 2011 per defenestrare Berlusconi. Siamo a un Paese a sovranità limitata? Cosa ha detto Geithner

 

In qualsiasi paese normale, avanzato, democratico, civile, le rivelazioni dello scorso novembre dell’ex premier spagnolo Zapatero sul complotto europei ai danni di Italia e Spagna avrebbero dovuto scatenare richieste ufficiali di chiarimento dal governo italiano ai partner europei. Ma adesso anche l’ex segretario al Tesoro USA, Geithner, offre un ulteriore tassello che rende quella ricostruzione persino più fosca e drammatica. Il mosaico può dirsi completo, perché Zapatero e Geithner nei loro libri di memorie “El Dilema” e “Stress Test” raccontano due momenti diversi e concatenati di un unico disegno, una “trama” la definisce l’americano, che aveva come obiettivo la defenestrazione di Silvio Berlusconi.

Geithner ricorda l’estate 2011. Washington insisteva perché l’Europa e la Germania adottassero un piano come quello americano di protezione finanziaria contro il rischio di un fallimento dei paesi (Italia e Spagna in primis) e delle banche. Proposta respinta. A un certo punto, riferisce “La Stampa”, arrivò a Geithner da funzionari europei (“officials”, in inglese) la richiesta di partecipare a un piano per far cadere Berlusconi. Che non era un singolo esponente della politica italiana, ma il legittimo presidente del Consiglio per di più eletto (a differenza dei tre successori). “Parlammo al presidente Obama di questo invito sorprendente – rievoca l’allora segretario al Tesoro -, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello”. Geithner disse nientemeno che “non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”. A riprova della violenza di quella idea. Il golpe europeo.

Il secondo momento era già stato raccontato da Zapatero e ha come centro il G20 di Cannes del 3-4 novembre 2011. Che cosa successe? Il cancelliere tedesco Angela Merkel avrebbe fatto pressioni su Zapatero e Berlusconi perché accettassero di sottoporsi al famigerato “Programma” in cambio di un prestito del Fondo monetario internazionale di 50 miliardi di euro per la Spagna e 85 per l’Italia. Zapatero disse no, chiaro e tondo. E Berlusconi, con al fianco l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, pure. Una frase di Tremonti rimase impressa a Zapatero. Una frase che Tremonti usò come un mantra in quei giorni: “Conosco modi migliori di suicidio”. Se Berlusconi non avesse tenuto duro, oggi l’Italia si troverebbe in ben altre ambasce. L’ex premier spagnolo sottolinea peraltro il fatto che “di lì a poco” Berlusconi dovette rassegnare le dimissioni, dopo l’approvazione della Finanziaria con le misure di austerità richiesta dall’Unione Europea “e il successivo incarico al governo tecnico guidato da Mario Monti”.

A questo quadro già spaventoso per la democrazia italiana va aggiunta la testimonianza di Tremonti nel suo ultimo libro-memoriale, così come la ricostruzione di Alan Friedman sull’estate 2011 quando l’allora professor Mario Monti sarebbe stato sondato per diventare capo del governo al posto di Berlusconi.

Il senso di scandalo e la sorpresa di Geithner dimostrano rispetto verso una democrazia occidentale quale l’Italia era (e dovrebbe essere): impensabile, anche per un presidente come Barack Obama non particolarmente vicino a Berlusconi, immaginare di contribuire a un complotto esplicitamente volto a rovesciare il governo italiano e il suo legittimo premier. Per di più, sulla base di una linea di austerità e rigore che gli Stati Uniti non condividevano e non appoggiavano.

Questi sono i fatti, che non richiedono quasi commento. Si commentano da soli. E sono di una gravità inaudita, tanto da somigliare a un racconto di fantapolitica. Un horror dal quale non siamo ancora completamente usciti. Altro che “misteri della Repubblica”… 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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