Il fantasma della Florida che ritorna a far paura
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Il fantasma della Florida che ritorna a far paura

Stuoli di avvocati in viaggio verso i seggi, pronti a sventare i tanto temuti tentativi di brogli

Ci risiamo con la Florida. Il testa a testa tra Obama e Romney resuscita lo spettro dei brogli elettorali e del riconteggio delle schede. Stavolta c’è pure un antipasto: il caos e le proteste per le code e le procedure complesse e a volte arbitrarie dell’early voting, il voto anticipato, che ha richiamato alle urne, proprio in Florida, ben quattro milioni e mezzo di elettori che però non sono riusciti tutti a esprimere il loro voto. Così le organizzazioni degli elettori e il Partito Democratico sono partiti con denunce e ricorsi contro il governatore repubblicano Rich Scott che ha ridotto per legge il numero dei giorni disponibili per l’early vote da 14 a 8, escludendo la domenica che precede l’election day. Risultato: in contee come la Miami Dade gli uffici che avrebbero dovuto raccogliere le schede fra l’una e le 5 del pomeriggio hanno dovuto chiudere i battenti dopo un’ora, incapaci di far fronte alla ressa.

Ecco allora che torna l’incubo del 2000, quando tutta la nazione sembrò affondare nelle paludi della Florida, tra battaglie legali all’ultimo sangue e accuse che l’America non aveva mai sperimentato prima, di irregolarità e brogli. La vittoria di George W. Bush su Al Gore fu formalmente attribuita dopo un mese di sgomento e incertezza in tutta l’America, e resta il dubbio che soltanto il senso dello Stato di Al Gore, la sua resa amara ma per nulla convinta, abbia impedito di sprofondare gli Usa nell’ignominia delle carte bollate e della più potente democrazia del mondo alle prese con elezioni truccate.

Bush vinse il computo elettorale dei “grandi elettori” Stato per Stato, Gore quello popolare con 500mila singoli voti in più. Succederà quest’anno qualcosa di simile? La corsa ravvicinata tra i contendenti impone a democratici e repubblicani di rimediare in anticipo e prepararsi a combattere, inviando in Florida stuoli di avvocati. La situazione, passando da sud a nord, non migliora di molto se nello Stato chiave dell’Ohio (che esprimerà 19 grandi elettori rispetto ai 29 della Florida) è possibile votare per posta ma quelli che hanno fatto richiesta e poi hanno scelto di andare di persona alle urne sono 200mila voti “provvisori” da aprire solo il 19 novembre (quando sarà certificato che non avranno votato due volte). Se alla fine il margine sarà non più dello 0,5 per cento, è comunque previsto il riconteggio.

Nel 2000 gli americani trascorsero una notte elettorale di docce scozzesi, risvegliandosi repubblicani dopo essersi appisolati democratici, e dovettero attendere settimane perché si diradasse la cortina fumogena delle dispute legali attorno a ogni singola scheda. La Florida fu l’epicentro del terremoto che a lungo gettò nella frustrazione e nella vergogna l’elettorato Usa, fino alla resa di Gore. Non è un caso che Romney abbia chiuso la campagna a Sandford, sì, in Florida, con l’appello accorato all’ultimo voto: “Votate, abbiamo bisogno di ogni singolo voto in Florida!”. Anche perché il rischio è che si debba ricontarli uno a uno. Come nel 2000.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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