I 50 mila euro a Schettino, un oltraggio alle vittime
News

I 50 mila euro a Schettino, un oltraggio alle vittime

L'indecenza di una trattativa condotta dai suoi avvocati per massimizzare l'interesse del comandante Schettino

La vera notizia è che il comandante della Costa Concordia, Gennaro Schettino, non si è pentito, e che ritiene forse di potersi pagare le spese legali e parte dei risarcimenti a cui potrebbe essere condannato vendendo la propria immagine, le proprie parole, la propria versione del naufragio a periodici e televisioni, sulla pelle delle 32 vittime dello sciagurato inchino all’isola del Giglio (due corpi non sono mai stati ritrovati).

Gli avvocati di Schettino citati oggi da “La Stampa” parlano infatti di trattative in corso, senza ancora “patti siglati” ma con una settimana di silenzio stampa nelle more di un’asta ai limiti della decenza, sulla base di decine di migliaia di euro. L’uomo che è diventato il simbolo mondiale della presunta vigliaccheria italica (così come il comandante De Falco della Capitaneria di Livorno ha incarnato la rivolta indignata del cuore e dell’onore della metà buona dell’Italia) starebbe valutando ipotesi di libri per case editrici americane, e richieste d’intervista in esclusiva. I legali starebbero valutando una doppia esclusiva su media differenti. “Vogliamo ottimizzare, massimizzare l’interesse del comandante Schettino in modo che le sue esclusive escano insieme, cosicché nessuna sminuisca l’altra”. La base d’asta sarebbe “un’offerta intorno ai 50mila euro”, corrispondenti alla proposta di “un canale televisivo e un settimanale”.

Intanto, però, Quinta Colonna su Canale 5 ha anticipato il memoriale difensivo del capitano, che gronda di una sub-cultura in cui viene a mancare addirittura quel senso d’umanità che è il contrappeso partenopeo di ogni umano errore. E in cui c’è l’appello a Dio, scomodato dal suo trono celeste a protezione di un uomo segnato dall’onta e indagato per naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono della nave. “È stato il mio fiuto, il mio mestiere, il saper riconoscere il mare a farmi fare quella sterzata repentina a dritta… Nessuno mi aveva avvisato che avevamo superato il punto di accostamento fissato sulla rotta. Per fortuna ho visto della schiumetta bianca sulla mia sinistra. È stato un segno che mi ha fatto dare ordine di virare a dritta, per puro istinto… In quel momento una mano divina si è sicuramente posata sulla mia testa. Se avessi continuato su quella rotta, avremmo colpito lo scoglio sulla prua. Sarebbe stata un’ecatombe”. O’ comandante rivendica di non essere un codardo, anzi di essersi comportato con lucidità. “Ho creato le condizioni ottimali per salvare tutti”. Tutti, tranne trentadue. Elio Vincenzo, 64 anni, maestro di matematica, il 14 luglio scenderà nelle acque del Giglio col suo brevetto da sub per mettere una targa in memoria della moglie Maria Grazia (mai ritrovata) sotto la statua della Madonnina vicino ai resti dello scafo. Se ne fa poco, Vincenzo, delle parole di rispetto per le vittime che Schettino inserisce nel memoriale (“Il mio cordoglio va alle famiglie colpite negli affetti più forti”).

Ma può il comandante della nave da crociera finita sugli scogli al Giglio, indagato come responsabile della tragedia avvenuta quella sera, lucrare sulla morte dei “suoi” passeggeri? Può Schettino, nel momento in cui gli viene concesso di tornare libero seppure con obbligo di dimora, intavolare subito attraverso il suo staff legale trattative d’asta per smerciare i ricordi di quella sera, la sua verità non dalle aule di giustizia ma sui rotocalchi e in tv, i suoi richiami a Dio nei Cieli che suoneranno blasfemi per molti, il suo tentativo di arrampicarsi sugli specchi smentendo quanto tutti noi abbiamo visto e sentito, in interviste e registrazioni, protagonista il comandante che appartiene già, disperatamente in negativo, alle pagine nere degli annali della navigazione marittima? Con quale impudicizia si permette ancora di parlare di schiumetta bianca, puro istinto, fiuto, mano divina e cordoglio, senza accennare come dovrebbe al pentimento, al dubbio, al perdono. Va bene che c’è di mezzo un processo costosissimo e con conseguenze che potrebbero essere devastanti economicamente per lui e per la sua famiglia, di cui però lui è responsabile, ma anche per causa sua altre 32 famiglie hanno vissuto e vivono ben altro inferno. Allora ci risparmi lo spettacolo agghiacciante di un avvocato che entra nei particolari di un’asta sulla pelle dei morti in mare che si fidavano del loro capitano, e che cita il proverbio arabo “vedere cammello, alzare moneta”, per intendere che l’intervista in esclusiva del loro cliente sarà data a bonifico versato.

Un inaccettabile oltraggio per le vittime, una pena infinita per i familiari.

I più letti

avatar-icon

Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

Read More