Harvard, la messa nera e la libertà di espressione
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Harvard, la messa nera e la libertà di espressione

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Le università americane hanno un problema con la libertà di espressione. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i casi degli ospiti culturalmente o politicamente controversi che hanno visto cancellare i propri interventi programmati in diversi atenei dopo le proteste di studenti e docenti. All’intellettuale e attivista di origini somale Ayan Hirsi Ali è stato impedito di tenere un discorso alla Brandeis University per via delle sue posizioni sull’islam; l’ex commissario della polizia di New York, Ray Kelly, è stato boicottato alla Brown University, e lo stesso è successo a Condoleezza Rice, che avrebbe dovuto fare un intervento alla Rutgers University prima che un’ondata di proteste dei docenti costringesse il rettore a ritirare l’invito.

L’ultima vittima di questa serie di censure ordinate proprio nei templi del libero pensiero è Christine Lagarde, il capo del Fondo monetario internazionale che avrebbe dovuto tenere un discorso allo Smith College. Il principio della libertà di espressione, garantito dal primo emendamento alla Costituzione, è stato portato alle sue estreme conseguenze attraverso la proposta, fatta da un club di studenti di Harvard, di tenere una “messa nera” all’interno del campus. Un rito satanico con tutti i crismi, per dir così, officiato dai satanisti del Satanic Temple di New York e aperto al pubblico, con tanto di cappucci, candele, pentacoli, croci rovesciate e formule per evocare il maligno.

Lo stesso gruppo ha proposto di erigere una statua satanica davanti al Congresso di Oklahoma City. La proposta della messa nera ha attirato le proteste della diocesi di Boston, che ha organizzato veglie di preghiera e raccolto firme per convincere l’università a impedire il rituale, e ha messo in grave imbarazzo la rettrice della più prestigiosa università dell’élite americana, Drew Faust, che ha vergato una tortuosa dichiarazione nel tentativo  di “conciliare la libertà di espressione e il rispetto reciproco”.

Faust si è detta contraria a un rituale nato storicamente per offendere la sensibilità dei cattolici, ma si è detta decisa a “difendere anche la libertà di esprimere idee che detestiamo”. Dunque, la decisione di tenere o meno la messa nera in università, infine, “spetta solamente a chi organizza l’evento”. Poche ore prima che la messa nera avesse inizio, il gruppo di organizzatori ha ritirato formalmente l’iniziativa – probabilmente perché non si trovava, a quel punto, un luogo che la ospitasse – ma il giornale dell’università ha riportato che una messa nera si è effettivamente tenuta all’interno di un ristorante cinese appena fuori dal campus, e una cinquantina di persone hanno partecipato.

La messa nera in università è certamente un modo isolato ed estremo per affermare la libertà di espressione, ma negli atenei americani si dibatte parecchio sui criteri per stabilire il confine fra le legittime manifestazioni di idee, per quanto controverse, e ciò che invece è inammissibile, automaticamente escluso dallo spazio del dibattito pubblico. Per il momento Condi Rice e Hirsi Ali sono escluse, Belzebù è ammesso con riserva.

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Mattia Ferraresi