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Silvio Berlusconi, 80 anni da leader - Foto

Leader è colui che non si adegua al corso degli eventi ma li guida, modificando la storia. Ecco alcuni dei momenti in cui è emerso come tale

(Fotostoria a cura di Edoardo Frittoli)

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Il tempo è galantuomo, già. Eppure, la rivalutazione anche da sinistra di Silvio Berlusconi è un’operazione sottotraccia, che corre più nel cuore e nella mente degli italiani, che non sotto i riflettori della politica o sulle pagine dei giornali. Eppure c’è.

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Le vicende della storia, l’evoluzione di un’Europa drammaticamente posta di fronte ai propri limiti (che proprio Berlusconi ha per tempo lucidamente elencato), stanno lì a dimostrare soprattutto una cosa, che Berlusconi è un leader. Anzi, è stato per decenni l’unico vero leader italiano, forte di un consenso e di una popolarità che nessun altro politico in Italia ha mai avuto. Di più. È stato il primo leader non politico, tuttavia scelto una, due, tre volte dagli italiani (a differenza di tecnici e opportunisti che di volta in volta, complice il quadro politico e la malandata architettura costituzionale italiana, hanno fatto irruzione sulla scena parlamentare).

Leader è colui che non si adegua al corso degli eventi e neppure all’opinione (presunta) della maggioranza, ma li guida, modificando la storia. Non c’è retorica in questa constatazione. 

Allo scoccare degli 80 anni per il “patriarca” Berlusconi, è giusto ricordare i momenti principali nei quali il leader politico è emerso in quanto tale. Ricordo quindi i meriti, non gli errori (che in parte Berlusconi stesso ha riconosciuto).

1 - All’indomani di Tangentopoli e del crollo di un intero sistema fondato in Italia sul pentapartito e sull’accordo tra Dc e Psi contro il Pci poi Pds, da sempre il più forte partito comunista in Occidente, Berlusconi riuscì nel miracolo di impedire ai post-comunisti (post il partito, ma identici gli uomini che lo dirigevano, da Occhetto a D’Alema) di impadronirsi del potere e consegnare l’Italia a una ideologia fallimentare e pericolosa. Il Pci aveva monopolizzato Università, magistratura e media. Berlusconi spezzò quella spirale e scongiurò la deriva, rompendo il giocattolo di Occhetto, la sua “gioiosa macchina da guerra”.

2 - Ci riuscì, Berlusconi, creando un centrodestra bipolare fondato su un linguaggio politico totalmente nuovo. Anche solo immaginare di poter chiamare un partito “Forza Italia” e presentarsi agli elettori con un discorso della “discesa in campo” studiata fin nei minimi dettagli con le tecniche della comunicazione televisiva, prima sarebbe stato impensabile. Ma Berlusconi lo fece. Dietro quella rivoluzione del linguaggio e della comunicazione politica (poi copiata in Italia e nel mondo) c’era un progetto liberale rivoluzionario, che convinse gli italiani e che coincideva con ciò di cui l’Italia aveva (e ha) disperato bisogno. Quel progetto, come sappiamo, non si è mai compiutamente realizzato, anche perché si scatenò subito una campagna giudiziaria che sulla base di false accuse e della complicità di certi media alienò a Berlusconi il favore della Lega e lo costrinse alle dimissioni.

3 - Accanto all’invenzione di un linguaggio e alla portata rivoluzionaria del progetto, Berlusconi riuscì in un altro miracolo, il più difficile: mettere d’accordo Alleanza nazionale, erede del MSI, con la Lega di Bossi, federalista, e con i superstiti del pentapartito e della tradizione centrista. Questo determinò un’altra rivoluzione: la nascita di un sistema politico non più frammentato, ma fondato sul bipolarismo e sulla possibilità di scelta tra due leader e due schieramenti, col risultato di una stabilità di governo che l’Italia mai aveva conosciuto.

4 - In politica estera Berlusconi si è rivelato un gigante. Per la prima volta l’Italia ha avuto un presidente del Consiglio in grado di trattare alla pari con i grandi della Terra, forte della sua personalità e del consenso di cui godeva. Intanto ha impresso all’Italia un cambio di rotta verso il Medio Oriente, bilanciando la tradizionale simpatia dei governi del pentapartito verso la parte palestinese con una ritrovata, fortissima amicizia con Israele. Poi, si è posto come reale mediatore tra Occidente e Russia realizzando l’impresa di Pratica di Mare, che significa l’associazione di Mosca alla Nato. E battendo i pugni sui tavoli delle trattative a Bruxelles, ha imposto a partner-avversari come Parigi e Berlino di tenere finalmente in considerazioni gli interessi e il volere dell’Italia. E poi, ha firmato la pace con la Libia del Colonnello Gheddafi, la nostra ex colonia, riuscendo laddove perfino la Francia non era riuscita con l’Algeria, aprendo così un mercato importantissimo per il nostro paese non solo in Libia ma in tutto il Mediterraneo.

5 - Il rapporto strettissimo con i leader mondiali (da Bush a Putin, da Erdogan a Netanyahu, da Blair a Mubarak) ha proiettato l’Italia ai vertici della politica internazionale. Inoltre, Berlusconi è stato il primo leader a denunciare, sull’onda della grande crisi finanziaria e poi economica, i limiti strutturali della costruzione europea. Non da anti-europeista come si è voluto far credere, ma da convinto fautore di un’Europa forte e protagonista, che non fosse solo una Unione economica, ma anche politica e bancaria. In molte occasioni, il suo decisionismo è stato cruciale. Ricordo soltanto la nomina di Barroso presidente della Commissione Europea, oppure la soluzione della crisi dei visti tra la Libia e la UE. Ricordo la sottile e poco conosciuta opera (purtroppo non riuscita) di persuasione dell’amico americano perché non scatenasse la guerra in Iraq.

6 - Come tutti i leader, è dovuto soccombere più volte non perché sfiduciato dagli italiani, ma perché incalzato e braccato da poteri non elettivi, a cominciare da settori della magistratura per finire con gruppi editoriali.

7 - Nei momenti più importanti la sua leadership è stata un bene per l’Italia. Basti pensare all’inizio traumatico della grande crisi, quando il suo intervento è servito a salvaguardare i risparmi degli italiani, e la straordinaria capacità di risposta di fronte a emergenze come il terremoto dell’Aquila. La prova della sua genialità è stata quella di aver trasformato il set devastato e dolente del terremoto nel vertice più drammaticamente vicino al dolore della gente in tutta la storia dei G8 e dei summit internazionali.

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Ritratto della Famiglia Berlusconi nel primissimo dopoguerra. Rosa Bossi, Antonietta, Silvio e Luigi Berlusconi

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