Delitto di Udine: come difendersi?
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Delitto di Udine: come difendersi?

Ecco cosa consiglia il professor Carmelo Lavorino, criminologo, docente di Sicurezza e protezione delle persone, degli eventi e delle istituzioni all'università dell'Aquila.

"Non bisogna mai mettersi in situazioni di potenziale pericolo: occorre immaginare sempre di essere scelti come potenziali prede e tenere gli occhi aperti". I consigli sono quelli del Professor Carmelo Lavorino, docente all'università dell'Aquila, dove insegna Sicurezza e protezione delle persone, degli eventi e delle istituzioni.  Il docente, con esperienza come anche di Scena del crimine, commenta con Panorama.it il delitto di Udine. Silvia Gobbato, la 28enne praticante avvocato è stata uccisa mentre faceva jogging in un parco da un uomo che ha commesso il delitto senza una motivazione chiara.

Accade spesso che un killer uccida senza un movente apparente?

Purtroppo sì. Esistono infatti sette contesti omicidiali, tra i quali quello senza motivi apparenti. Quando si svolgono indagini e non si individuano un movente o delle motivazioni chiare, occorre pensare che l'omicida agisca non direttamente contro la vittima, cioè che sia mosso da disturbi mentali, psicopatologie, comportamenti deliranti. In pratica, l'identikit di questi soggetti è di persone che vanno a caccia di una vittima qualunque, insomma un "a chi tocca tocca". E' sufficiente, in questi contesti, che le vittime abbiano caratteristiche gradite all'aggressore, siano vulnerabili e che il killer abbia l'arma e l'opportunità adeguate.

Ma esiste una forma id premeditazione, in questi casi?

Il soggetto nella fattispecie era uscito di casa con l'idea di uccidere, aveva dunque un chiaro atteggiamento predatorio, che ha messo in essere non appena si è presentata una circostanza favorevole. Di sicuro non si tratta di uno sprovveduto, anzi direi che è piuttosto "astuto".

Cosa intende dire per "astuto"?

Nel momento in cui è uscito di casa in modo organizzato, ha ucciso ed è andato via, ha agito in modo autoconservativo, per cercare di farla franca. Quando è stato catturato, ha cercato però di alleggerire la gravità delle sue azioni, ha tentato di rimuovere indizi contro di sè, non ha parlato di omicidio premeditato, ma ha detto agli inquirenti di aver agito d'impeto,  come se un ordine gli fosse calato dall'alto. Ha persino detto che l'obiettivo era di rapirla e che è stata colpa della ragazza se la situazione è degenerata. Così facendo vuole prospettare l'idea di un omicidio di riflesso: per me si tratta di un uomo "intelligente" o, se vogliamo "furbacchione".

Ma molto pericoloso. Si è parlato di un uomo affetto da malattia mentale, poi di una persona disturbata. Che differenza c'è?

Il disturbo di personalità è una patologia che permette di intendere e volere, e lascia libero arbitrio. La malattia mentale non permette invece di volere. Ora ci sarà sicuramente da analizzare bene il caso in questione. Il serial killer che ha ucciso la ragazza rumena in Emilia Romagna ha per esempio un forte disturbo personalità, sotto forma di narcisismo estremo. Il killer di Udine, invece, ha una forma di delirio (ma c'è da stabilire quale). Probabilmente è incapace di volere ma non di intendere, potrebbe avere una semiinfermità mentale. Ora i suoi legali procederanno con una serie di perizie.

Ma come si può capire, su cosa sono basate?

Esistono una serie di test e accertamenti tecnici, per capire se si tratta ad esempio di uno schizofrenico o uno psicotico, e di che natura psichiatrica è il disturbo. Si fanno colloqui, test proiettivi, di personalità, per individuare che tipo di psicopatologia possa avere.

Ma come ci si difende da questi soggetti?

Guardi, io sono uno sportivo, vado a correre e penso sempre che bisogna essere in compagnia, occorre autotutelarsi. Non appena si abbassano le difese, si diventa vulnerabili: non bisogna mai mettersi in condizioni di pericolo. Quando insegno Scienze delle investigazioni e Sicurezza personale, degli Eventi e delle Istituzioni spiego sempre che bisogna tenere gli occhi aperti e ipotizzare di essere stati scelti come preda. Se andassi a correre con qualcuno, non lo lascerei mai solo, anche perchè se è vero che incontrare soggetti coì pericolosi è un evento piuttosto eccezionale, è anche vero che ci si potrebbe imbattere in un branco di cani, lungo una via poco frequentata.

Nel caso specifico si è creata senza volerlo una situazione di debolezza, crimonogena, e il caso ha voluto che ci fosse un predatore appostato. Ma in generale occorre sempre massima attenzione.

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Eleonora Lorusso