Che vergogna il Tweet di @chetempochefa
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Che vergogna il Tweet di @chetempochefa

“Non abbiamo assassini, pornostar o adescatori di minorenni ma sarà comunque una gran puntata”. Ecco il testo dello scandalo (poi rimosso dalla redazione, con le loro scuse)

Sì, va bene tutto. Le ironie su Berlusconi intervistato da Barbara D’Urso a Domenica Live. O i sarcasmi facili sulla contemporanea presenza nella puntata di ieri del contenitore domenicale di Canale 5 di Michele Misseri, sospettato assassino di ragazzine, e della pornostar Eva Henger. Mattia Feltri su “La Stampa” ha ripreso per esempio i calcoli del sito Spinoza su chi avesse cambiato più versioni tra “il miliardario brianzolo e il contadino pugliese”, chiedendosi pure se avesse maggiormente segnato la recente storia erotica italiana, “per costanza ed estro”, la Henger o Berlusconi, e giungendo alla conclusione che il Cavaliere può vantare più della Henger una invidiabile longevità sul piano della pratica.

Va bene tutto. Filippo Ceccarelli, su “Repubblica”, preferisce concentrarsi sugli aspetti di costume, sulla personalità di Berlusconi, sulla sua estetica o mancanza di estetica, sul dialogo tra “il padrone e la sua ancella”. Conflitti d’interesse che incolpevole Ceccarelli, ma non “Repubblica”, attraversano e contaminano tutta la stampa italiana. Ceccarelli, almeno, si astiene dalla facile ironia sulla triade potere, sesso e violenza.  

Ma c’è un limite che, superato, conduce dritto a una volgarità partigiana difficilmente difendibile. Mi riferisco al tweet cinguettato dalla redazione di “Chetempochefa”, un insulto in meno di 140 battute piuttosto vigliacco e poco divertente, gettato in rete per promuovere l’appuntamento serale col programma di Fabio Fazio: “Non abbiamo assassini, pornostar o adescatori di minorenni ma sarà comunque una gran puntata”.

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Palese il riferimento a Domenica Live, a Misseri, alla Henger e naturalmente a Berlusconi inteso come “adescatore di minorenni”.

L’enormità del paragone è saltata poi agli occhi degli stessi redattori di “Chetempochefa” se oggi, forse a seguito di proteste su Twitter, quel cinguettio è stato cancellato, rimosso. Resta che quelle poche parole hanno tradito, espresso una volta di più una violenza, una voglia di denigrazione, un’attitudine all’offesa, una demonizzazione oltraggiosa nei confronti di quello che viene percepito come un avversario politico. L’uomo nero. Quelle parole tardivamente cancellate sono la spia di quanto fosse nel giusto chi nella satira di Luciana Littizzetto la scorsa settimana sul ritorno di Berlusconi che “ha rotto il c...” ha letto un’ostilità preconcetta verso il Cavaliere. Quindi qualcosa più di uno sketch comico.

Io personalmente mi sono divertito, lo ammetto, ascoltando la Littizzetto. Che, in fondo, non ha fatto altro che segnalare lo stato d’animo di tanti, anche di centrodestra, anche berlusconiani della prima ora, anche pronti a votare di nuovo Berlusconi, davanti alla sesta candidatura del Cavaliere in diciotto anni. Non è detto che i berlusconiani non debbano ridere delle battute su Berlusconi, o i montiani su quelle che riguardano Monti, etc. etc. E, poi, un attimo prima la Littizzetto aveva ironizzato sul Professore in modo altrettanto pesante. Ma il tweet di ieri no.

Il tweet di ieri delegittima finanche la Littizzetto. Delegittima Fazio. E delegittima “Chetempochefa”. Soprattutto, dimostra che questo non sarà mai un paese normale. È triste che un programma che si presenta (e spesso è) uno dei pochi a fare cultura in televisione con leggerezza, a volte anche con poesia e intelligenza (per quanto fazio-sa), partecipi della follia collettiva nel preferire ai contenuti e alla sana presa in giro i livori personali, gli insulti, la tifoseria che si fa forte del servizio pubblico (il canone lo paghiamo tutti).

Al confronto, la piaggeria di Barbara D’Urso è quasi ingenua. Quasi più innocente.

PS. alle 17.30 riceviamo dalla redazione di "Che Tempo che Fa" una riga di spiegazione dell'accaduto e la pubblichiamo.

Il tweet di Che tempo che fa e' stato frutto di un errore che la redazione ha provveduto immediatamente a rimuovere. Ce ne scusiamo con il pubblico.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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