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Divorzio breve, è quasi realtà

Dopo una battaglia legale e politica durata anni il disegno di legge è ad un passo dall'approvazione. Ecco le novità

Rush finale del divorzio breve: dopo decenni di dibattiti e decine di progetti di legge arenati alle Camere, la chimera storica del diritto di famiglia potrebbe diventare realtà nel giro di una settimana.

Il disegno di legge sul divorzio breve (che accorcia da 3 anni a 12 mesi il periodo di separazione necessario per chiedere il divorzio, o addirittura a 6 mesi in caso di domanda congiunta) è già stato approvato alla Camera ed è in attesa di essere discusso al Senato.

Ma, neanche troppo a sorpresa, la Commissione Giustizia intravede un’allettante scorciatoia: inserire il testo del disegno di legge, così come approvato alla Camera, nella conversione in legge dell’altrettanto rapidissimo decreto di riforma della giustizia civile, approvato il 29 agosto scorso dal Consiglio dei Ministri.

Il decreto 132/2014, che ha per obiettivo la degiurisdizionalizzazione delle procedure e l’alleggerimento del carico di lavoro dei tribunali, infatti, deve essere convertito in legge entro 60 giorni: quale occasione migliore per bypassare l’iter legislativo classico, lungo e faticoso?

In fondo, il decreto, oltre ad occuparsi di arbitrato, ferie dei magistrati, semplificazione delle esecuzioni civili, testimonianza scritta, previdenza degli avvocati e tutta una serie di questioni molto eterogenee, parla anche di separazioni e divorzi.

Due articoli, in particolare, il 6 ed il 12, promettono, in poche righe, di rivoluzionare il diritto di famiglia, prevedendo la possibilità di stipulare accordi di separazione e divorzio al di fuori dei Tribunali, davanti ai soli avvocati o addirittura direttamente davanti all’Ufficiale di Stato civile.

La procedura, battezzata come ‘negoziazione assistita’, sarebbe esclusa in caso di presenza di figli minori o maggiorenni portatori di handicap; ma le accortezze non sembrano sufficienti, i limiti operativi sono moltissimi, i dubbi interpretativi ancora di più.

Il decreto, insomma, non convince gli avvocati matrimonialisti, che – pur accogliendo con favore l’intenzione di semplificazione del rito - auspicano modifiche a protezione dei diritti fondamentali e personalissimi in gioco in ogni contenzioso familiare.

Ma ecco che, lungi dal migliorarne il testo, la conversione in legge poterà con sé, a quanto pare, l’inserimento delle norme sul divorzio breve.

Esasperati dai tempi e dai costi della giustizia, assetati di semplificazione e incalzati dal progresso (solo estero) in tema di diritti civili, anche per non essere sempre in coda ad un’Europa che ormai ci guarda da orizzonti sempre più lontani, alla fine l’abbiamo fatto: abbiamo dunque  ceduto alle lusinghe e tentazioni del doppio binomio:Giustizia lampo, Giustizia fai-da-te.

Il concetto di legittimità costituzionale? Beh… negoziabile.

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