Tu quoque, Padoan
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Tu quoque, Padoan

Panorama ha sempre stimato il Ministro dell'Economia. Ora suona strano vedere una persona saggia come lui tenere bordone a Renzi

Fin dal giorno della sua nomina salutammo molto favorevolmente l’ingresso nel governo di Pier Carlo Padoan. Di lui conoscevamo bene la storia e le idee perché per anni, da capo economista e vicedirettore generale dell’Ocse, aveva scritto su Panorama analisi lucide sullo stato dell’economia e sulle misure da prendere per rilanciare questa povera Italia, purtroppo affogata nel pantano degli esecutivi guidati da Mario Monti e da Enrico Letta. Erano iniziative certamente liberali, coraggiose e per certi versi sorprendenti quelle suggerite su questo giornale da Padoan tra il 2011 e l’inizio del 2014. Per capirci: il Padoan che conoscevamo era quello che, giustissimamente, affermava: "Nelle condizioni italiane una riduzione significativa delle imposte non può che passare per una altrettanto significativa riduzione delle spese". Oppure: "Facilitare la crescita significa sostenere le imprese nella conquista di quote di mercato mondiale e invogliarle ad assumere". E ancora: "Bisogna semplificare e accelerare la giustizia amministrativa".

Ora: gli approfondimenti sulla legge di stabilità, sul Jobs act, sulla riforma della scuola e sulle politiche del governo Renzi, sviluppati all’interno di questo numero di Panorama, dimostrano con il rigore dei numeri che tutto ciò non sta accadendo e che non c’è neppure la speranza che possa accadere nei mesi a venire. Al contrario: assistiamo a una pericolosissima e inutile "melina", mascherata dal solito rincorrersi di annunci roboanti. La verità è che la legge di stabilità, che il 15 ottobre il premier aveva presentato come fatta e finita, è arrivata al Quirinale solo nel pomeriggio del 21 ottobre. Il ministro Padoan non appartiene certamente alla combriccola dello Zecchino d’Oro di cui ama circondarsi Renzi.

Quel che sfugge è vedere una persona saggia e di esperienza come lui tenere bordone al presidente del Consiglio anche a costo di nascondere ciò che accade in Italia. Come può l’esperto Padoan lasciarsi andare a previsioni avventurose come la creazione di 800 mila posti di lavoro in tre anni ("Ma potremmo sbagliarci per difetto" ha aggiunto), quando nella molto presunta legge di stabilità ci sono risorse che a stento basteranno per garantire gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato fino a primavera 2015? Dal Padoan che conoscevamo ci saremmo aspettati di vedere all’opera un garante della verità, visto il ruolo centrale che ha il ministro dell’Economia, in grado di valutare il presente e di amministrare realisticamente il futuro. E invece anche lui sembra aver trovato uno strapuntino nella grande giostra renziana dove l’annuncio o il tweet a effetto sono essenziali per garantirsi il consenso nell’immediato. Attenti, però, perché prima o poi la giostra si fermerà e dovremo tutti necessariamente fare i conti con la crudeltà dei numeri e dei fatti concreti. E saranno dolori.

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Giorgio Mulè