Mio capitano, l'Invalsi non lo facciamo
ANSA / CIRO FUSCO
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Mio capitano, l'Invalsi non lo facciamo

Dagli studenti della moglie di Matteo Renzi una grande lezione ai politici e a tutto il Paese

Gli studenti della II B dell’istituto superiore Balducci di Pontassieve hanno dato una lezione alla politica italiana. Siccome ai ragazzi non piace la riforma della scuola prospettata da Matteo Renzi, invece di mettersi in corteo e fare casino con inutili slogan in rima baciata hanno avuto un’idea geniale che vale più di cento manifestazioni: hanno invalidato i test Invalsi di italiano con disegni e scarabocchi.

Perché geniale? Perché la loro professoressa di italiano è Agnese Landini, moglie del presidente del Consiglio. Hanno colto perfettamente nel segno, i piccoli genietti, dal momento che la reazione del preside è stata la seguente: "Che gli studenti possano sottrarsi a una prova che viene loro chiesta per farci sopra del ribellismo ludico, giocherellando a fare i rivoluzionari, produce effetti negativi sul clima della scuola. Al prossimo consiglio di classe del 3 giugno proporrò dei provvedimenti contro di loro. Altrimenti il sistema non si regge più in piedi".

La II B del Balducci altro non è che la classe dell’Attimo fuggente, però reale e versione 2.0. Tutti (a scuola o all’università) abbiamo cercato di imitarli, di essere all’altezza del loro coraggio. Beh, loro ci sono riusciti. Chapeau. Con un semplice scarabocchio hanno avuto la forza di urlare più che in mille comizi. Il loro preside incarna in modo impressionante quello dell’Attimo fuggente, che pretendeva di imporre un metodo di studio. È il preside che davanti al rifiuto degli studenti di leggere ad alta voce "l’ottimo saggio del professor Prichard" strabuzza gli occhi, minaccia sanzioni e urla impettito ai ragazzi di scendere dai banchi mentre uno alla volta salgono su e dicono rivolti al professor Keating (Robin Williams): "Capitano, mio Capitano!" (e ancora i brividi si inseguono al pensiero che ognuno di noi, anche solo una volta nella vita, avrebbe voluto essere come loro).

I ragazzi della II B non stanno "giocherellando a fare i rivoluzionari", signor Preside. Si sbaglia di grosso: i "rivoluzionari» farlocchi sono quelli se ne vanno in giro per le città con la vernice e con i caschi a provocare i poliziotti. Né fanno del "ribellismo ludico", tutt’altro: i loro scarabocchi sono lo splendido capolavoro di un’opposizione incisiva e dimostrano che in questo Paese è ancora possibile dire di no. In modo non violento ma intelligente, efficace e non demagogico. La loro è una lezione alle minoranze del Pd, al fronte dei moderati diviso e frammentato, ai sindacati: a tutti quelli che non hanno saputo organizzare il dissenso e avanzano in ordine sparso senza ottenere alcun risultato.

Altro che provvedimenti e punizioni: quei pazzerelli della II B vanno compresi. Non li punisca, signor Preside, li ascolti piuttosto. Parlatevi. Non è con l’ingiunzione delle regole che questo Paese può migliorare. Il marito della sua prof di italiano che insegna in II B non l’ha ancora capito. E i risultati, tragici, li abbiamo tutti sotto gli occhi.

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Giorgio Mulè