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ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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La Consip alla Fiera dell'Est

La vicenda ricorda il motivetto con il topolino comprato al mercato per due soldi dal padre. Una baraonda senza fine. E la verità giudiziaria?

UPDATE: Il Tribunale del Riesame di Roma il 16 agosto 2017 ha annullato la misura cautelare nei confronti dell'imprenditore Alfredo Romeo, che era stato arrestato nel marzo scorso nell'ambito dell'inchiesta Consip. Il Riesame ha disposto la conseguente liberazione di Romeo che si trova a Napoli agli arresti domiciliari. Qui vi riproponiamo l'editorale del numero 34 di Panorama a firma del direttore Giorgio Mulè proprio sul caso Consip che, come dimostra anche questa decisione del Tribunale di Roma, vede brancolare nel buio gli inquirenti e ancora non prende una via definitiva nelle indagini.

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Da otto mesi gli italiani sono bombardati da articoli, servizi e commenti sull’inchiesta Consip, la mega centrale di acquisti per la Pubblica amministrazione. Un cittadino "normale", oltre che molto confuso, si chiede legittimamente quanto tempo ancora dovrà passare prima di avere un briciolo di verità giudiziaria su questa vicenda.

Ad oggi c’è un unico dirigente della Consip che ha patteggiato una pena a un anno e otto mesi di reclusione dopo aver ammesso di aver intascato mazzette dall’imprenditore Alfredo Romeo. Non c’è nessun altro punto fermo: nulla, zero al quadrato.

Manca un qualsiasi atto che certifichi la fine dell’indagine o di un solo filone, una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione. C’è invece un’impressionante quantità di elementi che assediano le radici di alcune istituzioni fondamentali - il governo e l’Arma dei carabinieri - o per altro verso la segreteria del Partito democratico nella persona di Matteo Renzi e dell’amico Luca Lotti, ministro e già sottosegretario a Palazzo Chigi. Volendola riassumere con un’immagine è come se in questo momento siano disseminate e innescate una serie di mine micidiali nel campo della democrazia.

Chi può disinnescarle o farle esplodere? Ancora una volta è la magistratura ad avere il pallino di questo grande gioco. Perché governo, carabinieri e Pd hanno blindato se stessi respingendo tutte le accuse. Nessuno ha ammesso alcunché: favori, pressioni, soffiate. Rimangono le dichiarazioni messe a verbale da galantuomini troppo frettolosamente ridotti al rango di mentitori spudorati (valga per tutti il caso di Luigi Marroni, ex ad Consip) dalle stesse persone che li avevano voluti in posti di grandissima responsabilità. E poi le immancabili intercettazioni che, oltre a offrire sputtanamenti inter familias come nel caso dei Renzi padre e figlio, consegnano un quadro assai fosco.

In questo quadro dove non mancano scene da rodeo tra procure e militari dell’Arma accusati di aver falsificato le prove, si aggiunge una sorta di «terzo livello» inquirente rappresentato dall’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. L’Anac, al termine di accertamenti autonomi, sostiene in un dossier trasmesso alla Procura di Roma che un appalto Consip da 2,7 miliardi per la gestione dei servizi nella Pubblica amministrazione potrebbe essere stato truccato nella migliore tradizione in voga dai tempi di Tangentopoli. E cioè con un accordo spartitorio a tavolino tra imprese e colossi delle cooperative in base al quale a ognuno andava una fetta della torta in barba a tutte le regole della concorrenza.

Bene, il cittadino "normale" non potrà che essere disorientato. La sensazione è quella descritta "Alla fiera dell’est". Ricordate il motivetto con il topolino comprato al mercato per due soldi dal padre? Sembrava tutto facile e la canzone poteva finire lì, ma poi venne il gatto e poi il cane, il bastone, il fuoco, l’acqua, il toro, il macellaio, l’angelo della morte e infine il Signore che pose fine a questa incredibile baraonda.

Succede esattamente così per questa inchiesta: c’è la corruzione in Consip che non sono due soldi ma vabbè e poi… venne la procura di Roma che si mangiò il Noe dei carabinieri, che si era bevuta la Procura di Napoli, che aveva bruciato Alfredo Romeo, che aveva bastonato Tiziano Renzi che era stato morso dal figlio Matteo, che aveva picchiato l’ad di Consip Luigi Marroni, che era stato ucciso dal Pd, che che che… insomma: le vie del Signore sono infinite, lo sappiamo. Ma i Signori della Procura di Roma si decidono finalmente a imboccarne una?

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Giorgio Mulè