I pericoli della democrazia delegata
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I pericoli della democrazia delegata

La deriva dei partiti che non credono più in loro stessi ha prodotto un nuovo pessimo  risultato


L’Italia è di nuovo in crisi, ma ce la faremo da soli. Pare di sentire Arbore: bisogna vincere, e vinceremo. O forse era Mussolini? Sono almeno 8 mesi che facciamo da soli e i risultati sono sempre gli stessi. Non occorre scomodare le leggi di Murphy, per capire che l’attuale soluzione è peggiore del male. L’aumento della benzina non ha risolto nulla, così come l’Imu, né tutti gli altri provvedimenti altamente depressivi.
Andrea Bucci, Torino

Questa democrazia delegata rischia di fare molti danni. In principio ci siamo bevuti il mito dei tecnici, dei risolutori di problemi che grazie alla loro competenza avrebbero rimesso le cose a posto. Estranei alla politica, lontani dai giochi di palazzo, avrebbero agito bene e subito per far ripartire il Paese. Stiamo ancora aspettando. A beghe e teatrini tra politici abbiamo sostituito quelli fra tecnici: in Consiglio dei ministri litigano (i tecnici amano dire «discutono animatamente») nella stessa identica maniera dei vituperati predecessori, dov’è la differenza? Non c’è, appunto.

La deriva dei partiti che non credono più in loro stessi, unita alla paura di essere svillaneggiati per strada, ha prodotto un nuovo pessimo risultato con la tornata di nomine in Rai. Stavolta il Pd s’è rivolto alla società civile (prima o poi qualcuno dovrà spiegarmi qual è la società incivile) nella forma di quattro associazioni. Queste associazioni, evidentemente più «civili» delle altre, secondo il segretario dei democratici Pier Luigi Bersani, hanno consegnato due nomi: Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi. Il primo è un magistrato che nulla sa di televisione, se non per aver scoperto ai tempi di Mani pulite quanta popolarità può regalare; la seconda è figlia di un martire del terrorismo (guai quindi a criticarla, pena l’accusa di essere «incivile») e scrive degli ottimi libri ma in quanto a competenze televisive si può rispettosamente affermare che siamo a zero. Colombo e Tobagi si accompagneranno a un presidente della Rai che fino a oggi ha svolto egregiamente il compito di vicedirettore della Banca d’Italia e a un direttore generale che nulla sa di palinsesti. È l’Italia della democrazia delegata. E fino a quando la politica non saprà riappropriarsi del suo ruolo andrà così. O anche peggio.

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Giorgio Mulè