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L’autogol di Cecile Kyenge

La nomina di Cecile Kyenge si sta rivelando un autogol clamoroso. E non certo per i banali luoghi comuni di una minoranza becera e sostanzialmente inconsistente. Sono sempre stato convinto del fatto che tentare di eliminare vere o presunte diseguaglianze …Leggi tutto

La nomina di Cecile Kyenge si sta rivelando un autogol clamoroso. E non certo per i banali luoghi comuni di una minoranza becera e sostanzialmente inconsistente.

Sono sempre stato convinto del fatto che tentare di eliminare vere o presunte diseguaglianze attraverso operazioni promozionali e di facciata sia il peggior servizio che si possa fare anche alla piu’ giusta delle cause.

Le dichiarazioni incaute ed in liberta’ della Dott.ssa Kyenge in questi giorni, oltre ad evidenziarne la totale insipienza sul piano politico, finiscono per dare fiato e stura alle argomentazioni di chi del pregiudizio razziale ha fatto bandiera. Una minoranza chiassosa ma pur sempre assoluta minoranza.

L’Italia non e’ mai stato un paese razzista. E non aveva bisogno di simboli etnici o di genere per esaltare principi basilari di integrazione che in moltissime comunita’ funzionano gia’ molto bene. Perche’ basati su elementi semplici quali il rispetto delle regole, il lavoro, il diritto allo studio e piu’ in generale l’accettazione della cultura e delle tradizioni che stanno nel dna del paese.

La debolezza di una buona intenzione, come quella che verosimilmente avra’ animato il premier nel nominare Kyenge, sta nell’eccesso di rappresentazione simbologica rispetto alla reale consistenza della persona. E, in questo caso, tale divario appare vieppiu’ incolmabile

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