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Il dolore e la memoria

La solidarieta’ ad una persona detenuta credo sia un esercizio legittimo, anche a fronte di posizioni processuali poco o per nulla difendibili. Ed in un paese dove si e’ trovato il modo di esprimerla a criminali della peggiore fatta, con …Leggi tutto

La solidarieta’ ad una persona detenuta credo sia un esercizio legittimo, anche a fronte di posizioni processuali poco o per nulla difendibili. Ed in un paese dove si e’ trovato il modo di esprimerla a criminali della peggiore fatta, con carovane di parlamentari in coda alla porta delle carceri per verificare le condizioni detentive di terroristi, anarcoinsurrezionalisti, mafiosi e ribaldi di ogni specie nulla ci sarebbe di nuovo o di male a portarla anche a 4 poliziotti. Ma c’e’ un limite di continenza che non puo’ e non deve essere superato. Lo stesso limite che, piu’ volte e’ stato violato da politica, istituzioni e mezzi di informazione verso i colpevoli a scapito delle vittime. La vicenda di Adriano Sofri ne e’ un esempio palmare ma si potrebbe continuare con una lista infinita che ha convinto il Presidente Napolitano ad istituire il “giorno della memoria” quale tardiva riparazione a decenni di oblio per le vere vittime degli anni di piombo. Questo limite, appunto, e’ stato scavalcato d’impeto in nome di un malinteso sindacalismo d’appartenenza, e di una difesa corporativa che prescindendo da ogni altra considerazione, ha brutalizzato la sensibilita’ di una madre. Ma e’ andata oltre. Ha offeso la memoria di un uomo come Antonio Manganelli che aveva avuto il coraggio di ammettere gli errori della sua istituzione con quella lucida detrminazione che solo i grandi capi possono avere. E se in molti commenti alla morte del prefetto abbiamo dovuto leggere astio e gratuito dileggio, lo dobbiamo anche a pagine pessime come quella scritta due giorni fa a Ferrara.

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