Stati Uniti: se i droni uccidono anche lo stato di diritto
Pakistan, manifestazione antiamericana dopo un attacco di droni telecomandati
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Stati Uniti: se i droni uccidono anche lo stato di diritto

Il governo Usa è autorizzato a uccidere i propri cittadini anche all'estero. Basta un sospetto di terrorismo. Non è agghiacciante?

Si gela il sangue nelle vene, soltanto a leggere la notizia e l’autorevolezza della sua fonte. Eppure la notizia è vera ed è di oggi, 6 febbraio 2013: il governo degli Stati Uniti può ordinare l'uccisione anche di cittadini americani all'estero se vengano ritenuti «alti dirigenti operativi» di alQaeda o di una sua affiliazione, e questo anche se non ci sono informazioni d’intelligence che documentino un loro impegno diretto in una qualsiasi azione contro gli Stati Uniti. Insomma, basta un sospetto e (se la politica ai massimi livelli se ne assume la responsabilità giuridica) parte la macchina killer.

È questo lo sconvolgente contenuto di un «memorandum confidenziale» in 16 pagine, firmato dal ministero della Giustizia statunitense, reso noto NbcNews. Nel documento vengono espressi i principi legali che sottendono a una delle più controverse e segrete politiche dell'amministrazione guidata da Barack Obama: l'uso dei droni (aerei armati, ma senza pilota) nella lotta al terrorismo qaedista. Sono già stati usati varie volte: per esempio nel settembre 2001, quando in Yemen vennero uccisi Anwar al Awlaki e Samir Khan, cittadini americani e dirigenti di al Qaeda, ma mai incriminati ufficialmente dalla giustizia degli Stati Uniti. Anche per questo il documento, che ha scatenato qualche polemica negli Stati Uniti, ha i crismi della veridicità: del resto John Brennan, oggi consigliere della Casa bianca per l'antiterrorismo, è uno dei grandi sostenitori dell'uso dei droni nella campagna contro al Qaida, soprattgutto in Pakistan e Yemen.

Viene però da domandarsi fino a che livello di abiura dei principi di garantismo e rispetto dei diritti civili potrà mai arrivare l’Occidente, nella lotta contro il terrorismo. La deriva che sta trascinando l’amministrazione americana è aberrante: senza alcun processo, senza alcuna sentenza di condanna, un presidente potrà spedire un drone per eliminare un nemico, un presunto terrorista, e non importa se costui sia cittadino americano. Sì, è vero: l’hanno fatto con Osama bin Laden. E Israele lo fa da tempo con i suoi nemici dichiarati. Ma resta una pratica indecorosa per qualunque Stato di diritto, almeno per come lo concepiamo noi. E il contagio del terrorismo islamico sta generando mostri terribili, come e forse più del sonno della ragione.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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