Sallusti, Dreyfus e Spartaco: 4 punti fermi
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Sallusti, Dreyfus e Spartaco: 4 punti fermi

Dal rispetto della legge a quello della professione e delle persone. L'articolo incriminato

Ricordate il film "Spartacus"? Quello vero, del 1960, non i succedanei: quello con Kirk Douglas. La scena clou del film è quella in cui il generale romano, con tono sprezzante, chiede ai gladiatori sconfitti in battaglia, e finalmente prigionieri delle legioni, chi tra loro sia Spartacus e promette a tutti la vita a tutti in cambio della delazione. Allora, per primo, si alza in piedi Antonino, braccio destro del capo dei ribelli, e grida: "Io sono Spartacus". Ma subito un altro lo segue, poi un altro, e un altro ancora: tutti si alzano, gridando "Io, io sono Spartacus". E finiscono tutti crocefissi lungo la via Appia.

Ecco: il caso di Alessandro Sallusti condannato a 14 mesi di carcere per "omesso controllo" su un articolo pubblicato su Libero nel 2007, firmato con lo pseudonimo Dreyfus, a me questa mattina ha fatto venire in mente quella scena. Perché in tutta la vicenda ho messo in fila una serie di punti fermi (per me).

Primo: la Cassazione ha stabilito che l’articolo di Libero fosse effettivamente diffamatorio nei confronti di un magistrato, ingiustamente accusato di avere ordinato un aborto su una minorenne; quindi si tratta di un reato, come tale da sanzionare.

Secondo: è una follia (e un’anomalia unica nei paesi occidentali) che il reato di diffamazione possa essere punito con la reclusione; la norma pertanto è da rivedere urgentemente e il codice riformato dovrebbe prevedere non soltanto sanzioni pecuniarie, ma anche effettivi, cogenti diritti di rettifica per i diffamati.

Terzo: questo ragionamento dovrebbe essere ancor più rafforzato per il reato di "omesso controllo" attribuito al direttore responsabile di un organo di stampa, perché rischia di avere pericolosi effetti censori sull’attività giornalistica.

Quarto: trovo vergognoso che dal 2007 il vero autore dell’articolo diffamatorio non abbia ancora avuto il coraggio, o soltanto la dignità, di alzarsi in piedi e dire: "Io, io sono Dreyfus". Nel suo caso, soltanto per la vigliaccheria che ha mostrato per cinque lunghi anni, forse un po’ di carcere lo meriterebbe. Ps. Renato Farina, alle ore 10 di stamattina, ha dichiarato di essere lui "Dreyfus". Tardivo.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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