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Reato di "omicidio stradale": tutti i rischi

Fino a 12 anni per un omicidio comunque colposo. Meno ipocrita sarebbe allora inserirlo tra gli omicidi volontari

Questo è un "post" difficile e in controtendenza. Ma vorrei comunque invitarvi a ragionare sul nuovo reato di "omicidio stradale". Purtroppo l’opinione pubblica, e alla sua rincorsa il legislatore contemporaneo, sembrano avere eletto il carcere a nuova icona della democrazia. Questo è vero in tante riforme penali, dalla corruzione alla prescrizione allungata, e anche per quanto attiene al nuovo reato.

L'omicidio stradale viene invocato da tanti come unica, possibile soluzione al crescente fenomeno delle morti da incidente automobilistico. In effetti il reato sembrerebbe trovare nelle cronache di ogni giorno più di un’apparente giustificazione. Perché è intollerabile osservare il disprezzo della vita da parte di quanti si mettono alla guida, ubriachi o drogati, e per l’ennesima volta travolgono indifesi pedoni.

Ma è giusto prevedere una pena fino a 12 anni di carcere per un delitto colposo, e quindi non effettivamente voluto? Non basterebbe trattare con severità questi casi basandosi sulle norme esistenti, e colpendo eventuali recidive con estrema severità?

Vediamo che cosa accadrebbe se la legge passasse così com’è attualmente congegnata. Per la condanna, basterà un incidente mortale provocato da un conducente in stato di "media ebrezza" (un tasso alcolimetrico tra 0,8 e 1,5 grammi per litro di sangue) o da un guidatore pienamente sobrio che invece abbia superato i 70 chilometri orari in un centro urbano, oppure che abbia invertito la marcia in prossimità d’incroci o curve, o ancora che abbia iniziato un sorpasso in prossimità di un attraversamento pedonale.

Premesso che chi scrive è di fatto astemio e di solito è molto attento alla guida, quindi non è in conflitto d’interessi con quanto sostiene, quel che spaventa nella norma in discussione è anche una serie di severe previsioni: il giudice non potrà contemperare la pena con le circostanze attenuanti; l’arresto del reo sarà obbligatorio; la prescrizione sarà allungata.

Insomma, se la logica giuridica dev’essere… logica, allora sarebbe meglio inserire il nuovo "omicidio stradale" direttamente tra i reati volontari. Del resto, alcuni tribunali italiani hanno già imboccato questa strada ipotizzando la fattispecie del "dolo eventuale" nei confronti di qualche imputato: individuando cioè nel conducente imprudente o ubriaco-drogato la volontarietà di chi accetta consapevolmente il rischio di uccidere.

Un po’ come aveva fatto la Procura di Torino quando aveva accusato la ThyssenKrupp di omicidio plurimo volontario perché i suoi dirigenti non avevano fatto tutto quello che era possibile per accrescere le procedure di sicurezza: in quel caso va ricordato però che la sentenza delle sezioni unite della Cassazione il 24 aprile 2014 aveva riportato tutto nell’alveo dell’omicidio colposo.

Nel caso del guidatore, va detto che l’illogicità è doppia. Perché il presunto omicida volontario dovrebbe aver messo in conto anche l’ipotesi della propria morte accidentale. Resta il fatto che trattare da reato doloso un reato tipicamente colposo non è né giusto, né giuridicamente corretto. Sarebbe bello che ogni lettore si ponesse il problema: e se capitasse a me di fare un errore? Sommessamente, sarebbe importante che il problema se lo ponesse anche il legislatore.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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