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Ravetto: "Aboliamo i permessi umanitari"

In sei anni concessi oltre75 mila. La presidente della Commissione Schengen: troppi gli immigrati criminali ammessi senza controllo

Il bengalese ventiduenne arrestato perché nella notte tra il 15 e il 16 settembre, a Roma, ha violentato una giovane finlandese in una strada accanto alla stazione Termini.

Guerlain Butungu, il ventenne congolese accusato di essere alla guida del «branco» che all’alba del 25 agosto ha stuprato la turista polacca e il trans peruviano sul lungomare di Rimini.

Ma anche il ventitreenne gambiano arrestato il 9 settembre a Cremona per il furto di un’auto, dopo 48 ore di follia trascorse a danneggiare negozi della città.

O il nigeriano che il 19 agosto, vicino a Perugia, aveva rapinato una coppietta minacciandola con una bottiglia rotta.

E Mohamad Ceesay, un altro gambiano diciannovenne, arrestato a Napoli in flagranza di reato per rapina lo scorso 27 aprile. 

O quel suo connazionale che due mesi prima era stato fermato mentre puntava un coltello al collo di una ragazza a Torre del Greco (Napoli).

Questo stillicidio di casi di cronaca nera ha un elemento in comune: si tratta sempre d’immigrati in possesso di un regolare "permesso di soggiorno per motivi umanitari".

È, questa, una "protezione di secondo grado" che viene garantita dallo Stato italiano allo straniero che abbia presentato una richiesta d’asilo senza però ottenerla da nessuna delle 40 "commissioni territoriali prefettizie": organismi composti da rappresentanti degli enti locali, delle prefetture e dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati.

La commissione dice No. A quel punto, però, l’immigrato può rivolgersi al questore, proprio per richiedergli un "permesso di soggiorno per motivi umanitari".

Dal 2010 al 2016 ne sono stati rilasciati tanti, per l'esattezza 75.194, che hanno rappresentato in media il 25,8% delle richieste presentate da sedicenti profughi, prima respinti dalle commissioni prefettizie e poi ammessi dalle questure proprio con questo permesso di serie B.

Il problema sono proprio gli abusi, e lo sfruttamento di questo escamotage da parte di immigrati criminali, che riescono a entrare senza alcuna intenzione di integrarsi.

"È arrivata l’ora di votare la mia proposta di legge per l'eliminazione dell'istituto della protezione umanitaria" dice Laura Ravetto, deputato di Forza Italia e presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione del controllo degli accordi di Shengen e in materia d’immigrazione.

Sarà difficile, in questo ultimo scorcio di legislatura. Ma potrebbe essere un'idea cocreta per la prossima.

Intanto Ravetto, comunque, respinge preventivamente ogni accusa di razzismo: «Qui non si tratta di suggellare l'equazione tra immigrati e stupro, o tra immigrati e rapina, ma di prendere atto che questi episodi di violenza, quando sono riconducibili a stranieri, riguardano per lo più immigrati che non sono profughi ma che beneficiano della cosiddetta protezione umanitaria. Questo è un istituto giuridico molto discutibile, presente praticamente solo in Italia e attribuito con estrema discrezionalità ed eccessiva generosità".

Presentata nel giugno 2016 da Ravetto con il collega deputato Gregorio Fontana, e da lunghi mesi bloccata alla commissione Affari istituzionali della Camera, la proposta punta ad abolire due commi, contenuti nella legge Turco-Napolitano varata nel 1998 e ratificata definitivamente da un decreto legislativo del 2008.

Collegandosi tra di loro, questi due commi fanno sì che tutte le questure italiane, quando una commissione territoriale prefettizia nega a un sedicente profugo lo status di rifugiato, debbano accogliere la sua richiesta di soggiorno nel caso in cui "ricorrano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano".

"Questa protezione umanitaria" ricorda Ravetto "non nasce però né da obblighi internazionali, né da nostro un principio costituzionale: è stata una scelta autonoma del nostro legislatore e fu introdotta dalla legge Turco-Napolitano".

In effetti, in Europa non esistono leggi equivalenti; nessun altro Stato (tranne la Germania, ma soltanto in parte) ha mai adottato maglie così larghe per lasciare entrare immigrati nei suoi confini.

È soltanto in virtù di quei due commi se in Italia praticamente chiunque può ottenere un permesso di soggiorno.

Il vero problema tecnico è che il questore non può rifiutarsi di concederlo.

Lo hanno deciso tante sentenze, e ormai la stessa giurisprudenza della Cassazione è a favore dell’immigrato: "Il questore" hanno stabilito tre successivi giudizi della suprema corte "non ha alcuna discrezionalità in ordine al rilascio del titolo di soggiorno, non avendo alcun potere accertativo circa la sussistenza del diritto, ed è tenuto obbligatoriamente al rilascio del titolo".

Forte di questa logica, cinque anni fa il Tribunale di Roma ha stabilito che la questura della Capitale non potesse rifiutare il permesso per motivi umanitari a un’immigrata dell’est, pur se già condannata due volte per tentata rapina e per impiego di minori nell’accattonaggio.

Paradossalmente, così, un domani anche Butungu potrebbe tornare a chiedere il suo bel permessino.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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