"Voglio la Lombardia a statuto speciale"
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"Voglio la Lombardia a statuto speciale"

Anche il governatore leghista Roberto Maroni sta per lanciare un referendum regionale: per ottenere la stessa autonomia della Sicilia

"Entro la metà di aprile porterò in consiglio regionale la proposta di un referendum istituzionale consultivo. Per fare della Lombardia la sesta regione a statuto speciale e qualcosa di non molto diverso dal 29° Stato d’Europa". Roberto Maroni, 59 anni e da uno esatto presidente della regione, pare ringiovanito di un decennio. Saranno le polemiche seguite al referendum indipendentista del Veneto; saranno i sondaggi, che danno la Lega in netta crescita (la Ixè calcola quasi il 6 per cento, contro il 4 di metà marzo); sarà il forte vento antieuro che arriva dalla Francia: il governatore lombardo comunque è all’attacco. Con una strategia molto più sottile e concreta di tutti gli slogan leghisti del passato.

Maroni, come vuole arrivare al suo referendum?
Lo statuto lombardo prevede la possibilità che il consiglio regionale, a maggioranza di 2 terzi, vari un referendum per chiedere ai cittadini se vogliono una regione a statuto speciale. La mozione è quasi pronta. La presenteremo entro il 15 aprile.

Mettiamo che prima il consiglio e poi i cittadini lombardi dicano di sì. Che accade?
Il governatore è "vincolato" a realizzare l’obiettivo e si apre una trattativa con il Parlamento di Roma.

Per arrivare a...?
A uno statuto identico a quello della Sicilia.

Bel paradosso, per voi "lumbard". Gli obiettivi?
Identici a quelli dello statuto siciliano del 1946: le tasse dei lombardi devono restare al 100 per cento nella regione; le aziende che hanno stabilimenti in Lombardia devono pagare le tasse delle loro unità produttive locali non a Roma, ma qui. Il presidente della Lombardia partecipa di diritto praticamente a tutti i consigli dei ministri, a Roma. Si crea un’Alta corte lombarda, che giudica sulla costituzionalità delle leggi emanate dalla regione e sui regolamenti statali che la riguardano. Poi si eliminano i prefetti. E gli enti locali sono subordinati al controllo della regione e non di Roma. Quello della Sicilia è lo "statuto perfetto". Perché non dà più autonomia: disegna proprio uno Stato indipendente. Bene: ora noi vogliamo lo stesso status della Sicilia. Perché la Sicilia sì e la Lombardia no?

La trattativa con Roma di certo non sarà facile...
Madrid ha cercato di bloccare il referendum per l’indipendenza della Catalogna, ma lì si voterà comunque il 9 novembre. E la Scozia voterà per l’indipendenza il 18 settembre. Non sarà facile, ma dopo un referendum anche in Lombardia sarà battaglia istituzionale.

Se il consiglio regionale l’approva, che tempi potrebbe avere il referendum?
Dal voto in consiglio devono trascorrere almeno 30 giorni per poterlo convocare. Poi serve l’approvazione del Viminale. In teoria potremmo votare anche il 25 maggio, con le europee. Oppure, se non ci si riesce, a me piacerebbe farlo il 9 novembre o il 18 settembre.

Le opposizioni in consiglio regionale vi seguiranno?
Vedremo se avranno il coraggio d’impedire un referendum previsto dalle nostre stesse regole. E che permetterebbe di lasciare qui il 100 per cento delle tasse.

E quanto vale un anno di tasse lombarde, in totale?
Fra dirette e indirette? Circa 190-200 miliardi, che oggi vanno a Roma e tornano soltanto al 66 per cento circa: ma comprese scuole, tribunali...

Tra le opposizioni in consiglio, chi potrebbe votare sì al vostro referendum?
In marzo anche Beppe Grillo si è detto favorevole alle macroregioni: voglio proprio vedere cosa faranno ora i suoi consiglieri lombardi. Se seguono il capo, devono votare sì. In quel caso, mancherebbero appena uno o due voti alla maggioranza dei due terzi.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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