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Magistrati e giudici: la proposta di legge per separare le carriere

Iniziata la raccolta firme. Il presidente degli avvocati, Migliucci: "Ogni riforma è inutile, se non dividiamo i ruoli tra chi accusa e chi giudica"

In 40 città italiane, soltanto nella mattinata del 4 maggio, più di 4 mila cittadini, avvocati e non, hanno firmato per la proposta di legge d'iniziativa popolare per la separazione delle carriere di magistrati e giudici promossa dall’Unione delle camere penali italiane. La raccolta prosegue in molte delle città già coinvolte, e inizierà in altre ancora. L’elenco completo per le iniziative delle diverse Camere penali e dei prossimi giorni è reperibile qui.

La proposta
Che cosa propongono, i penalisti italiani? Due Consigli superiori della magistratura, distinti e totalmente separati tra di loro: uno per i pubblici ministeri, l’altro per i giudici. E l’ordine giudiziario finalmente suddiviso tra magistratura requirente e giudicante, così come avviene in quasi tutti i Paesi dell’Occidente. Sono le due principali linee-guida di una proposta di legge costituzionale che l’Ucp intende presentare al Parlamento italiano sulle ali di un’intensa campagna d’opinione. È una decisione forte, presa proprio mentre in Parlamento si discute una controversa riforma del Codice. Ed è una proposta sulla quale i penalisti italiani sono pronti a dare battaglia.

I tentativi precedenti
Della separazione delle carriere dei magistrati in realtà si parla da decenni, in Italia. Al referendum radicale del maggio 2000, uno dei sette "referendum liberali" di quella sfortunata stagione, non si raggiunse il quorum: votò solo il 32% degli aventi diritto. Tra i 9 milioni di votanti, i favorevoli furono il 69%. Purtroppo quella fu anche una delle grandi occasioni perdute per Silvio Berlusconi, che 17 anni fa invitò i suoi elettori ad astenersi forse per evitare attriti con la Lega Nord, in quel momento preoccupata d’inimicarsi il partito dei giudici.

Ora a buttarsi nell’impresa sono gli avvocati. E non è un’operazione di bandiera. "La nostra proposta è concreta" spiega Beniamino Migliucci, penalista a Bolzano e dal 2014 presidente dell’Ucp "e serve per dare completa applicazione all'articolo 111 della nostra Costituzione, che regola il giusto processo. Il giudice, oltre a essere imparziale, deve essere veramente terzo: cioè distinto dal pm e dall’avvocato. Solo questo garantisce la sua imparzialità e la vera parità tra accusa e difesa. Senza la separazione delle carriere, ogni altra riforma della giustizia perde di significato".

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