Liste di proscrizione e Br? Bum
Alessandro Di Marco/Ansa
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Liste di proscrizione e Br? Bum

Risposta a una polemica (sbagliata) dell’Anm e di Gian Carlo Caselli

Fa piacere che il 26 agosto Gian Carlo Caselli abbia preso le distanze dal titolo con cui, il giorno prima, «il Fatto quotidiano» aveva presentato un suo articolo: «All’indice i pm scomodi: i giornali di Berlusconi come le Br». Fa piacere due volte: perché il procuratore di Torino sa fin troppo bene che cosa siano state le Br e perché, a sentirsi dare del brigatista, un giornalista da sempre liberale e garantista avrebbe anche potuto offendersi.

Non è dato capire, invece, perché l’Associazione nazionale magistrati e lo stesso Caselli si siano tanto inalberati per l’articolo in cui «Panorama» ha elencato, senza alcuna offesa, i 26 pubblici ministeri che hanno accusato Silvio Berlusconi dal 1994 (foto sopra). L’Anm ha parlato di «inaccettabili attacchi», di «linciaggio mediatico», addirittura di «liste di proscrizione». Nulla di tutto questo. L’articolo si limitava a dare conto del fatto (statisticamente rilevante) che almeno 20 pm, nei 34 processi aperti in 20 anni contro Berlusconi, appartenevano alle due correnti della sinistra giudiziaria, Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, in più casi ricoprendone ruoli di vertice. E che altri sei pm, pur non aderendo a correnti, hanno manifestato opinioni politiche opposte a quelle del loro imputato.

Caselli nel suo articolo scrive che si tratta di «un numero infinitamente ridotto di soggetti», tutti «estratti dal mazzo per un preteso comune orientamento culturale», e sostiene che costoro hanno obbedito solo al «principio dell’obbligatorietà dell’azione penale». Sarà così (anche se nemmeno i bimbi, ormai, credono più alla fola dell’obbligatorietà...). Resta il fatto che il numero non è affatto «infinitamente ridotto», tant’è vero che la lunga lista di nomi (non di proscrizione) ha richiesto qualche pagina di «Panorama». Quanto all’orientamento, è evidente che fra i magistrati aderire o essere leader di corrente impone un’evidente scelta di campo, ideologica e quasi partitica. E Caselli sorvola sul fatto che in due casi (quasi l’8 per cento del totale, per restare nelle statistiche) i pm che avevano indagato su Berlusconi hanno addirittura fondato un vero partito politico dichiaratamente antiberlusconiano: Antonio Ingroia e Antonio Di Pietro.

Nessuna offesa, dunque, nessun linciaggio. Soltanto cronaca. E diritto di critica, riconosciuto pienamente legittimo anche nei confronti dei magistrati da tante sentenze della suprema Corte di cassazione. A meno che l’Anm e Magistratura democratica, adesso, non vogliano cassare perfino la Cassazione. Ma non è possibile: quella, oggi, è proprio l’accusa che lorsignori rivolgono ai «giornali di Berlusconi» (orrore!).

P. S.

Anche «Famiglia cristiana» si è occupata dell’articolo di «Panorama». Scrivendo tra l’altro: «Quella lista, quelle foto sanno di pogrom, di notte dei cristalli, di stella di Davide da appendere su case e negozi». Per carità, se si dovesse dare retta a tutte le sciocchezze... Ma uno allora preferisce essere additato come «brigatista»: almeno è più politically correct, che diamine!

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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